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Nell’anno dell’Expo, lotta a tutto campo a italian sounding

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Roma, 7 lug. (Labitalia) – C’è il ‘Parmesan’ prodotto nel Wisconsin, il ‘Prosecco’ made in Crimea, i ‘pelati’ made in China. Tutti prodotti che ovviamente con l’Italia non hanno niente a che fare, se non una vaga eco del nome e una spudorata contraffazione delle nostre eccellenze enogastronomiche. E’ il fenomeno dell’italian sounding che, come ha recentemente ricordato Coldiretti, nell’alimentare fattura oltre 60 miliardi di euro, quasi il doppio del valore delle nostre esportazioni agroalimentari.
A questo fenomeno di matrice estera, se ne aggiunge uno ancora più insidioso: quello dell’italian sounding di matrice italiana, che, ha spiegato ancora Coldiretti, importa la materia prima (come latte, carni, olio) dai Paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia della falsificazione. Un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta.
Per contrastare questo fenomeno, nell’anno dell’Expo, arriva un piano straordinario sul ‘Made in Italy’: la legge di stabilità per l’esercizio 2015 ha infatti attribuito uno stanziamento triennale straordinario alle attività di promozione e sviluppo dell’internazionalizzazione dei prodotti e dei servizi Made in Italy. L’ammontare complessivo è pari a 220 milioni di euro di cui 130 nel 2015.
La lotta alla diffusione dei falsi prodotti italiani avverrà anche attraverso un piano di comunicazione rivolto ai ‘mercati obiettivo’, cioè Usa e Canada, con possibilità di espansione ad altri Paesi del continente americano come Messico e Brasile. Si tratta di aree dove il fenomeno dell’italian sounding si presenta particolarmente rilevante.
Sempre secondo Coldiretti, infatti, negli Stati Uniti il 99% dei formaggi (il prodotto italiano più colpito dall’agropirateria) di tipo italiano è rappresentato da ‘tarocchi’, nonostante il nome richiami esplicitamente le nostre specialità casearie più note: dalla Mozzarella alla Ricotta, dal Provolone all’Asiago.
La produzione di imitazioni dei formaggi italiani, ha sottolineato la Coldiretti, nel 2014 ha raggiunto negli Usa il quantitativo record di quasi 2.228 milioni di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, tanto da aver superato addirittura la stessa produzione di formaggi americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack (2.040 milioni di chili nello stesso anno).
L’altro strumento individuato dal piano di promozione del Made in Italy è una piattaforma di e-commerce per le Pmi, perché il web può consentire alle piccole imprese di superare i propri limiti dimensionali e di localizzazione, grazie a un accesso immediato ai mercati globali. Attraverso la piattaforma ‘Italydock’, messa a punto da Poste Italiane in collaborazione con Ice Agenzia, saranno svolte attività di web marketing nei principali Paesi europei (Regno Unito, Germania, Francia, Paesi Scandinavi e Paesi Bassi) e in quelli extra-europei (in particolare Russia e Cina).
Ma le imprese, soprattutto quelle piccole o le start up, per sbarcare sui mercati internazionali ed esportare i loro prodotti, devono anche fare un salto di qualità organizzativo. Ecco allora che il piano del Mise prevede l’erogazione di contributi a fondo perduto in forma di voucher per assumere un ‘temporary export manager’.
Attraverso l’erogazione dei voucher, la misura consentirà alle pmi di accedere a management specializzato nell’export a costi ridotti. Per far crescere il numero delle piccole e medie imprese che esportano è, infatti, fondamentale assisterle nel dotarsi di competenze manageriali che ne accrescano la proiezione sui mercati internazionali.