Home Attualità Nigi (Snals): sciopero unitario contro ddl che affossa la scuola

Nigi (Snals): sciopero unitario contro ddl che affossa la scuola

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Roma, 4 mag. (Labitalia) – “Questo è uno sciopero unitario che vedrà sicuramente la chiusura della quasi totalità delle scuole. Perché non si può affrontare il problema scuola con un disegno di legge che fa di tutto, ma non per migliorarla, bensì per affossarne il valore e l’utilità”. Così Marco Paolo Nigi, segretario generale dello Snals Confsal, spiega a Labitalia le ragioni dello sciopero indetto per domani, 5 maggio, insieme alle altre sigle sindacali di categoria contro la riforma della scuola in discussione in Parlamento.
“Mi riferisco in primo luogo – chiarisce – ai precari. Prima si è parlato di 150mila, poi sono diventati 120mila, ora sembrano 100mila, ma il 1° settembre è alle porte e ora non si fa più in tempo ad assumere per il prossimo anno scolastico. E comunque quei 100mila sono tutti precari che occupano un posto di lavoro libero e vacante, per il quale dovrebbe essere fatta una immissione a tempo indeterminato”.
“L’altra questione fondamentale – prosegue Nigi – è che non costerebbe niente una riforma della scuola che abbia l’impronta della serietà degli studi, che restituisca autorevolezza alla scuola, che faccia accrescere la considerazione sociale verso i docenti e quindi verso la scuola stessa, e non denigrarli continuamente con uno stupendio ridicolo anche rispetto all’Europa”.
“Le risorse servirebbero per fare contratti, per le immissioni in ruolo, ma principalmente il governo – sottolinea il segretario generale dello Snals – deve fare una legge dove si dica con chiarezza che il diritto allo studio è sacrosanto, ma c’è accanto il dovere di studiare e che chi non studia non ha neanche il diritto allo studio, richiamando tutti alla serietà e all’impegno”.
“Ma, purtroppo, nel disegno di legge ci sono una serie – avverte – di cose che vanno in tutt’altra direzione. Si immagina una scuola meritocratica, ma in realtà lo è sempre stata. Si pensa di valutare il singolo docente ad opera del preside, anche lui un docente: ma come fa a sapere se un altro docente sa insegnare, se magari lui insegna altre materie? Caso mai, la figura del direttore didattico poteva essere vista come quella che aiutava, interveniva e poteva quindi anche valutare. Oggi invece il dirigente scolastico – dice Nigi – è un amministratore, alla ricerca di denari per incrementare il numero delle ore e degli alunni. Non si può pensare a uno ‘sceriffo’, ma semmai a un dirigente che controlla se un docente arriva tardi, se non va a lavorare, se non si impegna. Cosa ben diversa è la valutazione se sa o meno insegnare”.
“Nel disegno di legge, dunque, non vediamo realizzare le cose che servono alla scuola – riassume Nigi – e cioè: stabilizzazione del suo personale, visto che quasi il 20% è precario; adeguamento degli stipendi perché sono sette anni che non si rinnova il contratto; restituzione della dignità alla scuola, che deve tornare a essere autorevole, anche per legge, con questo semplice binomio diritto allo studio-dovere di studiare”.