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Palermo: vittima tangente Helg, non sono un eroe antimafia

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Cinisi (Palermo), 5 mar. (AdnKronos) – “Non sono né un eroe né un simbolo antimafia. Quello che ho fatto è un dovere morale. Sono un imprenditore che lavora e che non accetta di dovere pagare la tangente. Ho fatto solo il mio dovere di cittadino”. Santi Palazzolo, 53 anni, non ama i riflettori. L’imprenditore che ha denunciato il Presidente della Camera di commercio, Roberto Helg, arrestato mentre intascava una mazzetta da 100.000 euro, anche questa mattina è nel suo bar pasticceria di Cinisi, nel palermitano. Accanto a lui la figlia Caterina. Sono molti i clienti che entrano, pagano la consumazione e si avvicinano a Palazzolo per dargli una pacca sulla spalla, per ringraziarlo “per il coraggio dimostrato”. Per rinnovare l’affitto dei locali all’aeroporto ‘Falcone e Borsellino’ di Palermo, scaduto lo scorso 28 febbraio, Helg ha chiesto a Palazzolo il pagamento di una tangente a 100.000 euro, trentamila in contanti e i restando 70.000 euro da pagare diecimila euro al mese. Ma l’imprenditore ha detto no e ha incastrato il vicepresidente della Gesap, finito in carcere.
Ripercorrendo le ultime settimane, dal giorno in cui Helg gli ha chiesto la ‘mazzetta’ per l’aeroporto fino all’arresto, Palazzolo non nasconde la sua amarezza. “Quando Helg mi ha chiesto i soldi sono rimasto di stucco – racconta all’Adnkronos – Mi è crollato il mondo addosso. La mia intenzione era solo quella di chiedere informazioni sul rinnovo dei locali. Invece lui mi ha chiesto la tangente. Ero arrabbiato, sorpreso, stupito. Proprio da colui che lanciava appelli ai commercianti di denunciare il pizzo non me lo sarei mai aspettato. Conosco Helg da tanti anni, abbiamo sempre avuto un rapporto cordiale. E’ stata una mazzata per me. Ma non ci ho pensato più di tanto e mi sono presentato dai Carabinieri. Il resto è ormai storia. Lunedì pomeriggio Palazzolo si presenta negli uffici della Camera di commercio di Palermo per la consegna del denaro. Ma Helg non immagina che l’imprenditore è imbottito di microspie. E che registrerà la consegna del denaro, una scena degna del ‘Padrino’ di Coppola.
Palazzolo non ama “l’antimafia strombazzata ai quattro venti, l’antimafia spettacolo”. “L’antimafia vera si fa ogni giorno e la devono fare tutti i cittadini nel loro piccolo, rispettando le regole – dice – Oggi manca il rispetto delle regole. Quindi è obbligatoria la denuncia, anche se si tratta del paladino della legalità. C’è una sottile linea di demarcazione tra l’antimafia parolaia e l’antimafia che si pratica. La vera antimafia la fanno i cittadini che si alzano tutte le mattine e che fanno rispettare le regole, insomma che fanno il proprio dovere”. “Dopo la denuncia ho provato un profondo senso di libertà – dice Palazzolo – Ero sereno per quello che avevo fatto. Per noi era l’unica strada percorribile, fin dal primo momento ho avuto il sostegno dei miei figli, di mia moglie, che è stato fondamentale. Sono stati anche loro a spingermi a denunciare. E’ stata una scelta condivisa da tutti. E mi sono sentito le spalle coperte”. E spiega perché ha deciso di parlare con Helg. “Il 28 febbraio scadeva il mio contratto di affitto e fino al 27 febbraio non avevo avuto notizie dalla Gesap – racconta – mi rivolsi al direttore generale della Gesap Carmelo Scelta che mi venne a trovare alla pasticceria, mi disse di chiedere a Roberto Helg”.