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Princic, Collio Bianco portavoce della denominazione

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Roma, 10 nov. (Labitalia) – “L’obiettivo prioritario è rendere il Collio Bianco il portavoce della denominazione, un vino che sia espressione del territorio e della sua storia. Se ora il Collio Bianco può essere prodotto con molti vitigni, l ’idea è di restringerlo ai tre vitigni più rappresentativi: Ribolla, Malvasia e Friulano”. Così Robert Princic, classe ‘75, perito agrario con un master in Business nel settore vitivinicolo, nato e cresciuto nell’azienda vitivinicola di famiglia, e dal 2013 alla guida del Consorzio Collio Carso, parla delle sfide dell’organismo e del territorio che rappresenta.
Un territorio che sarà protagonista, con i suoi vini, il 12 novembre della seconda edizione del ‘Collio Day’, progetto congiunto del Consorzio Tutela Vini Collio e Slow Food Friuli Venezia Giulia, realizzato con il contributo della Camera di commercio di Gorizia. A identificarlo anche la ‘bottiglia Collio’, nata nel 2009 proprio per rimarcare la territorialità, caratterizzata da un collo cilindrico per permettere la massima adesione del tappo e consentire un’evoluzione del vino in modo lento, di cui si producono oggi 1 milione di pezzi.
“Vuole essere un modo per ripensare al passato, quando il bianco che facevano i nostri nonni era proprio ottenuto da queste uve e, nello stesso tempo, guardare al futuro, andando a valorizzare proprio l’unicità della nostra terra. C’è il desiderio di far parlare il territorio, come nello Champagne, dove l’unico elemento irripetibile è il vigneto”, spiega il presidente parlando della mission del Consorzio.
“Il Collio è un territorio di grandi tradizioni – afferma – che, proprio per la sua posizione geografica, risente di influenze culturali e storiche diverse. Crocevia di popoli, crogiolo di lingue diverse, quest’area ai confini nordorientali italiani, a due passi da Austria e Slovenia, presenta tutta la complessità e la ricchezza di una zona di confine. Il Collio è da sempre legato all’attività vinicola, in particolare alla produzione di vini bianchi, autoctoni e internazionali, che qui hanno trovato la loro massima espressione”.
“E’, inoltre, una terra – prosegue Robert Princic – che fin dal passato ha saputo dimostrare tanta lungimiranza e capacità di innovazione in campo vinicolo. Già a fine ‘800, ad esempio, in un periodo storico particolarmente florido, quando il Collio era sotto la dominazione austriaca, qui esisteva una prima forma di aggregazione tra produttori di vino, che anticipava l’attuale Consorzio”.
“Il Collio – ribadisce – è un territorio di grandi produttori, animati da una forte passione. A muovere i viticoltori e le cantine è proprio questa continua ricerca della qualità, che ha permesso alla viticoltura di crescere. Possiamo vantare periti agrari, enologi, tecnici di fama mondiale, che hanno saputo sperimentare e innovare”.
“Preferiamo mettere in secondo piano – avverte il presidente del Consorzio – l’aspetto economico e di business, ma non rinunciare a produrre nel migliore dei modi. Sono numerosi gli esempi che dimostrano, fin dal passato, questa grande lungimiranza e apertura al nuovo: la presenza già nel 1780 di una classificazione dei cru nella contea di Gorizia, dove le tasse venivano pagate in base alla qualità delle uve, l’esistenza di una prima congregazione di produttori a fine ‘800, l’arrivo dei primi vitigni internazionali ancora 150 anni fa, l’istituzione del Premio Collio nel 2003”.
Proprio questo riconoscimento, ricorda, “nasce inizialmente per ricordare la figura del conte Attems, primo fondatore del Consorzio, ma successivamente assume un ruolo di innovazione e sperimentazione: premia i lavori più significativi nel campo della sperimentazione universitaria, della ricerca e della divulgazione giornalistica, con l’obiettivo di incentivare, proprio in quell’ottica che da sempre caratterizza il Collio, il continuo miglioramento della qualità”.
Non manca, poi, l’attenzione alla sostenibilità ambientale. “L’aspetto della tutela ambientale – rimarca Robert Princic – è molto importante per la nostra area e sarà al centro di iniziative future quali probabilmente la stesura di un protocollo. Si tratta, infatti, di una zona dalla ricchezza ambientale e dalle biodiversità uniche, dove i vigneti convivono con boschi, prati e un sottosuolo eccezionale”.