Home Nazionale Psichiatria: 37 anni fa legge Basaglia fu rivoluzione ma crisi pesa su servizi

Psichiatria: 37 anni fa legge Basaglia fu rivoluzione ma crisi pesa su servizi

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Roma, 11 mag. (AdnKronos Salute) – Trentasette anni fa, il 13 maggio del 1978, la legge Basaglia – nota anche come 180 – cambiò la storia della psichiatria in Italia, imponendo la chiusura dei manicomi, la regolamentazione del trattamento sanitario obbligatorio e l’istituzione dei servizi di igiene mentale pubblici. “L’assistenza psichiatrica ha smesso di essere centrata sull’ospedale ed è passata al territorio. Dopo questa legge le cose sono andate enormemente meglio: c’è stato più rispetto per i malati, più cura e meno abbandono. Ovviamente quando si porta il problema sul territorio questo diventa anche più visibile”, spiega all’Adnkronos Salute lo psichiatra Luigi Cancrini, protagonista delle battaglie culturali degli anni Settanta contro l’emarginazione.
Oggi, ricorda Cancrini, “è un dato acquisito che legge Basaglia ci abbia fatto fare notevoli passi avanti. Rappresenta un confine: prima esisteva solo l’ospedale, dove arrivavano solo gli psicotici. Altri bisogni restavano nascosti”. Una situazione lontana anni luce da quella attuale. “I bisogni di cura e le richieste ai servizi del territorio sono aumentate. Pensiamo solo alla domanda di cura legate ai disturbi alimentari, agli adolescenti”. E, a fronte di questo, si scontano problemi di finanziamento, legati alla crisi, con la difficoltà dei servizi a rispondere alla domanda “che supera la disponibilità “, spiega l’esperto.
Resta poi un problema di cultura. “La risposta non può essere solo medica e farmacologica. Eppure in questa fase non si cambia passo. In molti servizi la metà del budget è dedicato proprio ai farmaci. Già semplicemente destinare ad altro un poco di questo budget sarebbe un grande passo avanti”. Nel nostro Paese, infatti, “il buco nero nell’assistenza psichiatrica è la psicoterapia: non c’è una formazione psicoterapeutica di tutti gli operatori. C’è, in pratica, una grande carenza di ascolto. Questo crea anche una differenza di accesso per censo: chi può permetterselo si paga la psicoterapia, chi non può resta senza”.
Cancrini conclude: “Già 10 anni fa ho proposto un progetto per servizi di psicoterapia”. Un’idea strategica, perché “con il lavoro psicoterapeutico si esce da situazione drammatica e si risparmiano risorse. Mentre la cronicizzazione farmacologica non risolve le cose e i costi sono elevati”.