Home Nazionale Quando si pensò di intitolare alla regina Elisabetta il Mostro di Loch Ness

Quando si pensò di intitolare alla regina Elisabetta il Mostro di Loch Ness

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Londra, 5 set. (AdnKronos) – Tra i tanti omaggi che Elisabetta II si è vista offrire nel corso dei suoi 63 anni di regno, ce n’è stato uno decisamente ‘mostruoso’. Sir Peter Scott, il celebre conservazionista britannico, tra i fondatori del Wwf, nel 1960 voleva ribattezzare il leggendario mostro di Loch Ness, familiarmente noto con l’appellativo di Nessie, con il nome scientifico di “Elizabethia nessiae”. A rivelarlo è il carteggio che Scott intrattenne in quel periodo con Buckingham Palace. Erano quelli gli anni in cui lo studioso mise in piedi una rigorosa spedizione scientifica per chiarire definitivamente il mistero del leggendario animale che si immaginava nascosto nelle acque del lago scozzese di Ness.
Per nulla impressionati dall’entusiasmo di Scott, i funzionari della Corona presero le distanze dalla sua offerta, temendo che il grande clamore che ruotava attorno al mostro di Loch Ness finisse in realtà per rivelarsi una bufala. Come si legge nei documenti scoperti nell’archivio di Scott all’Università di Cambridge, l’allora segretario privato di Elisabetta, Martin Charteris, scrisse allo studioso: “Se si suggerisce di dare all’animale il nome della regina, naturalmente deve esserci assoluta e inconfutabile prova della sua esistenza, Sarebbe estremamente increscioso collegare in qualsiasi modo Sua Maestà a qualcosa che in definitiva si rivelasse un falso”.
Ma le perplessità non si esaurivano con la mancata prova della reale esistenza di Nessie: “Anche se di dimostrasse che l’animale esiste – scriveva ancora Charteris- non sono del tutto sicuro che in generale sia molto appropriato assegnargli il nome di Sua Maestà, visto che per così tanti anni è stato conosciuto come ‘Il mostro'”.
Tuttavia, la curiosità e l’entusiasmo con i quali l’opionione pubblica dell’epoca accompagnò gli sforzi per chiarire il mistero di Loch Ness, avevano contagiato anche la regina, come scrive lo stesso Charteris a Scott, informandolo che Elisabetta aveva chiesto di essere personalmente informata sugli sviluppi della spedizione scientifica in Scozia.