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Rcs: De Bortoli, sono stati anni difficili, a volte amari ma indimenticabili

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Milano, 29 apr. (AdnKronos) – “Anni difficili, a volte amari, ma indimenticabili e appassionanti”. Così Ferruccio De Bortoli, nel saluto di commiato dal Corriere della Sera, oggi in Sala Albertini. “Cari colleghi, prima di tutto vorrei ringraziarvi per questo tratto di vita che abbiamo passato insieme” dice De Bortoli che lascia dopo sei anni la direzione del quotidiano. “Con voi ringrazio il condirettore Luciano Fontana e i vicedirettori Macaluso, Manca, Postiglione, Schiavi e Stefanelli. Cari colleghi, sono stati anni difficili, e a volte amari e drammatici, ma indimenticabili e appassionanti, anni di cui conserveremo ricordi molto belli e di cui dovremmo andare fieri. Dobbiamo condividere l’orgoglio di avere fatto un buon giornale, indipendente libero e autorevole e il merito è di tutti voi. Gli errori, non pochi, sono soltanto miei”.
“Il Corriere – ricorda – è stato il mio sogno giovanile ed è stato un grande privilegio entrarvi 42 anni fa. Feci di tutto, anche le cartine geografiche pur di mettere piede in redazione. Se andate in archivio le trovate sicuramente. Sono pessime”. De Bortoli si dice certo che “il Corriere resterà per sempre la mia famiglia. Il rapporto con gli editori pro tempore si interrompe definitivamente domani, ma il mio legame con una grande istituzione del giornalismo e della cultura del nostro paese e con voi soprattutto è indissolubile. Lavorare al Corriere è stato ed è un onore, una gioia costante. Si fa parte in un club, si svolge una missione civile. Io – assicura – ne ho già nostalgia. Per altro la conosco, perché l’ho già provata. Quello che siamo diventati tutti noi, anche chi è maledettamente sicuro del valore universale della propria firma, lo deve al Corriere, alla sua storia, al suo prestigio, alla sua capacitò di rinnovarsi, anticipando e segnando i tempi”.
“Ognuno di noi – sottolinea De Bortoli – è in debito verso l’istituzione che ci accoglie e di cui portiamo le insegne e questo lo dico perché dovreste ricordarvelo quando siete a volte allegramente sui social network. Perché grazie al Corriere abbiamo la prerogativa di raccontare la società sul solco degli eventi e sul ciglio della attualità in prima fila. Ricordo bene dove mi trovavo il 16 marzo del 1978 o l’11 settembre del 2001. Eero un testimone, un cronista come lo siete stati voi in tante occasioni. C’ero, avevo un block notes in mano, un registratore, oppure battevo i tasti di una macchina da scrivere o di un computer”.