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Ricerca: studio Figc su calciatori con paralisi cerebrale

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Roma, 15 dic. (AdnKronos Salute) – Il calcio giocato da parte di individui diversamente abili è una pratica che sta riscuotendo un grande successo non solo da un punto di vista sociale, con i suoi connotati di integrazione e socializzazione, ma anche da un punto di vista scientifico, grazie alla promozione della salute attraverso l’esercizio fisico. A questo proposito, il Laboratorio di metodologia dell’allenamento e biomeccanica applicata al calcio del Settore tecnico della Figc ha condotto uno studio in Spagna, sulla prestazione anaerobica nei calciatori di élite (massimo livello competitivo) affetti da paralisi cerebrale, in collaborazione con l’università basca di Victoria-Gasteiz (Universidad del Pais Vasco / Euskal Herriko Unibertsitatea).
Si è trattato di uno studio straordinario – assicurano i promotori – poiché per la prima volta è stata quantificata in questi calciatori la capacità di produrre potenza esplosiva elastica negli arti inferiori, grazie all’esecuzione di salti verticali. Ai giocatori è stato richiesto di effettuare 2 tipologie di salto: in entrambi i casi partendo da una posizione verticale, andandosi poi ad accovacciare piegandosi sulle ginocchia e, da qui, saltando in alto. In un caso si chiedeva di mantenere per più secondi la posizione da accovacciati (un salto quindi meno dinamico), mentre successivamente veniva domandato al calciatore di compiere questo movimento in maniera più lineare e senza soffermarsi nella posizione racchiusa sulle ginocchia, potendo così utilizzare meglio l’energia elastica. La pedana in dotazione del Laboratorio, calcolando peso dell’individuo e secondi in aria, ha potuto determinare l’altezza raggiunta nel salto.
La differenza tra le altezze raggiunte nelle 2 tipologie di salto è stata notevolmente superiore nei calciatori affetti da paralisi cerebrale: questo significa che, a livello relativo, i calciatori affetti da paralisi cerebrale hanno dimostrato di utilizzare meglio l’energia elastica rispetto ai giocatori normodotati. In questo studio è stato possibile inoltre avere informazioni relative alla Long sprint ability (Lsa), una metodologia che prende in esame scatti dei giocatori della durata massima di 30 secondi per migliorare le loro capacità anaerobiche. La Lsa (misurata con il Wingate test, che consiste nel pedalare al massimo della potenza per 30 secondi sul cicloergometro) è risultata, in questa popolazione di calciatori di élite, in relazione con la potenza esplosiva degli arti inferiori misurata con i salti verticali. La ricerca, dato il suo interesse scientifico, è stata accettata per la sua pubblicazione dalla rivista ‘Disability and Health Journal’.