Home Nazionale Sanità: il libro, garantire la dignità del paziente anziano fragile in ospedale

Sanità: il libro, garantire la dignità del paziente anziano fragile in ospedale

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Roma, 1 lug. (AdnKronos Salute) – Nasce dalla condivisione dell’importanza della dignità e della libertà della persona anziana ricoverata in ospedale e resa più sofferente e fragile dalla malattia, il volume ‘Il cittadino non autosufficiente e l’ospedale’ (edizioni Maggioli) di Marco Trabucchi ed Enrico Brizioli curato in collaborazione con il Network Non Autosufficienza. Gli autori sono consapevoli che l’ospedale non è un ‘luogo di elezione’ per curare fragilità e cronicità, ma piuttosto una sede transitoria dove raggiungere una stabilità che può restituire alla vita vissuta nel proprio ambiente e sotto questo profilo il volume prende in considerazione anche le prospettive extraospedaliere, viste secondo profili nazionali ed internazionali.
Sui comportamenti personali degli operatori ospedalieri, gli autori chiedono “una risposta pronta, attenta e cortese alle richieste di pazienti e dei parenti, come efficace dimostrazione che il lavoro ospedaliero, anche per un anziano, non si caratterizza come ‘gestione di un fallimento’, ma con forte impegno al miglioramento delle condizioni di salute, anche se i confini sono ristretti”. Il volume ‘Il cittadino non autosufficiente e l’ospedale’ è stato presentato oggi a Roma all’Agenas dagli autori e dal presidente di Agenas, Giuseppe Zuccatelli insieme al direttore generale, Francesco Bevere.
In molte circostanze porre la persona debole al centro dei processi decisionali, superando stringenti aspetti economici, conflittualità organizzative, lentezze burocratiche, egoismi degli operatori, non è facile. Uno degli strumenti per garantire la dignità al paziente anziano non autosufficiente in ambito ospedaliero, è – secondo gli autori – una ‘presa in carico’ con rapida definizione dei risultati, per dimostrare la maggiore attenzione posta a chi è più fragile.
L’osservazione degli autori è che l’ospedale è oggi un mondo in evoluzione, che ha la necessità di continui miglioramenti e di attivare anche forme sperimentali e di ricerca per accompagnare l’organizzazione delle attività di cura. In questo contesto si pone molto spesso l’anziano non autosufficiente e fragile la cui variabilità e complessità richiede un approccio specifico e particolare e la struttura medica ospedaliera, che si trova a dover affrontare uno spettro molto ampio di opzioni diagnostiche, deve porre particolare attenzione anche a queste problematiche che si pongono quotidianamente, con forti variabilità.
“Il lavoro di Trabucchi e di Brizioli – ha sottolineato Francesco Bevere – ha il grande pregio di porre l’accento su uno degli aspetti che più mi sta a cuore e che, a mio parere, deve caratterizzare ogni organizzazione sanitaria: l’attenzione, prima verso la persona e poi verso il paziente. Le aziende sanitarie, gli ospedali e tutti coloro che, a vario titolo e livello, operano all’interno di essi hanno una missione ben precisa: curare. Questa missione, che non sempre può coincidere con la guarigione dell’ammalato – ha ricordato Bevere – significa innanzitutto prendersi cura della persona nella sua interezza – che si tratti di un bambino, di un anziano o di una persona adulta – tenendo presente la particolare condizione di fragilità in cui versa quando varca le porte di un pronto soccorso, durante il tragitto che la conduce nella camera operatoria o più semplicemente durante i giorni di degenza in un ospedale”.
“Purtroppo, questo aspetto viene spesso sacrificato o semplicemente trascurato – ha concluso Bevere – eppure è proprio questa caratteristica a segnare il discrimen tra semplice erogazione dell’assistenza sanitaria e buona sanità. Ci siamo concentrati troppo sulle capacità di curare il sintomo e la malattia, dedicando poco tempo al rapporto con la persona, a maggior ragione se si tratta di pazienti non autosufficienti, e con i suoi familiari. Lavoreremo affinché le persone, gli ammalati e i loro familiari non siano lasciati mai soli”.