Home Nazionale Terrorismo, la battaglia contro l’Is si combatte anche su Internet

Terrorismo, la battaglia contro l’Is si combatte anche su Internet

0

Washington, 17 feb. (AdnKronos) – La battaglia contro lo Stato Islamico non passa solo attraverso le operazioni militari e di intelligence, ma anche attraverso una vera e propria guerra combattuta sui social media a colpi di ‘tweet’. E’ questa la convinzione a cui sono arrivati gli esperti di antiterrorismo, e comunicazione, del dipartimento di Stato americano che lavorano ad un piano per contrastare la massiccia macchina della propaganda mediatica dell’Is che finora sta avendo la meglio sugli sforzi fatti su questo fronte dagli Usa e suoi alleati.
“Siamo sconfitti sul volume dei messaggi, così l’unico modo per competere è aggregare e amplificare gli attuali contenuti”, ha detto al New York Times Richard Stengel, sottosegretario di Stato per la diplomazia pubblica, spiegando gli sforzi che il Center for Strategic Counterterrorism Communications sta facendo per migliorare il coordinamento con gli alleti e i gruppi non governativi, in particolare associazioni ed istituzioni islamiche che si oppongono all’Is.
Il fatto è che l’Is e i suoi sostenitori riescono a produrre un flusso di 90mila messaggi su Twitter ed altri social media al giorno, un volume che al momento non si riesce ad eguagliare. Senza contare che l’Is ha anche Dar al-Islam, rivista patinata pubblicata on line in francese e in inglese per diffondere l’ideologia jihadista, che nell’ultimo numero un’intervista a Hayat Boumeddiene, moglie di Amedy Coulibaly, uno dei membri del commando che ha compiuto gli attacchi a Parigi.
Per cercare di fronteggiare questa sfida oggi inizia a Washington una conferenza di tre giorni a cui sono attesi rappresentanti di oltre 60 Paesi, leader locali e religiosi degli Stati Uniti, durante la quale il presidente Obama interverrà due volte. Non sfugge agli organizzatori come gli attacchi di Copenhagen, dopo quelli di gennaio a Parigi, rendano ancora più urgente l’obiettivo di trovare un modo di contrastare sui social media la propaganda jihadista.
Creato da Obama nel 2011, il Center del dipartimento di Stato finora ha coordinato campagne di contrasto alla propaganda dei gruppi estremisti, finora principalmente affiliati ad al Qaeda, utilizzando esperti della comunicazione digitali, in grado di diffondere sui social media messaggi in arabo, urdu, punjabi e somalo.
Ed ‘infiltrarsi’ anche sulle chat, anche in inglese, che i gruppi terroristici usano per attirare finanziamenti, promuovere la jihad e nuova reclute, in modo da raccontare una verità alternativa a quella descritta per infiammare i giovani all’idea della jihad. Per esempio due anni fa furono gli analisti del Center a pubblicare una foto in cui mostrava tre giovani americani andati in Somalia per combattere per la jihad “ma che sono finiti assassinati da Al Shabab”, si leggeva sul messaggio.