(Adnkronos) – Secondo le indagini, coordinate dal pm Giancarlo Avenati Bassi, i medici ricorrevano in modo anomalo all’Assistenze Domiciliari Programmate a favore di pazienti ricoverati, di pazienti non aventi titolo ma ignari di essere formalmente assistiti dai dottori e di pazienti effettivamente aventi titolo, ma mai visitati a domicilio. In questo modo i professionisti avrebbero addebitato in modo illecito i costi al Servizio Sanitario Nazionale.
L’assistenza domiciliare ai pazienti prevede infatti un corrispettivo al medico di 75 euro una tantum, più 18,90 euro per ogni visita a domicilio. Nel dettaglio, gli accertamenti si sono incentrati sulle 17 Residenze sanitarie dell’Asl To1 (pubbliche e private convenzionate) e sui 30 medici che avevano aperto pratiche per le assistenze domiciliari.
Sono state riscontrate gravi irregolarità su 64 dei 65 pazienti per i quali era stato avviato tale programma di assistenza a domicilio. Inoltre, i controlli presso le residenze sanitarie assistenziali hanno fatto emergere la carenza o la totale assenza di “medici strutturati” (ce ne dovrebbero essere uno ogni 20 pazienti, selezionati con graduatoria pubblica).
Questo avrebbe così determinato un costo esorbitante per il Servizio Sanitario Nazionale anche dei farmaci: infatti i medici di medicina generale, in mancanza dei “medici strutturati”, assistono a domicilio e prescrivono farmaci in “ricetta rossa”, che i pazienti acquistano come privati in farmacia e non ricevono tramite farmacia ospedaliera, dove costerebbero di meno all’erario.