Home Nazionale Ubi: Jannone, dimissioni dei vertici urgenti e inevitabili

Ubi: Jannone, dimissioni dei vertici urgenti e inevitabili

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Milano, 11 feb. (AdnKronos) – “Le odierne perquisizioni sono la diretta conseguenza dei miei esposti e delle mie denunce alla Banca d’Italia, alla Consob, alla Guardia di finanza. Grazie al delicato lavoro svolto dalla magistratura e della Guardia di finanza le perquisizioni nelle sedi Ubi” di oggi e dello scorso 14 maggio “si attesteranno in modo definitivo le mie ragioni e le responsabilità degli indagati”. Lo afferma Giorgio Jannone, presidente dell’associazione Ubi Banca. “Le dimissioni dei vertici pro tempore Ubi sono, a questo punto, tanto urgenti quanto inevitabili, essendo venuto palesemente meno il richiesto requisito della onorabilità. I miei legali – aggiunge – stanno già dedicandosi alla inevitabili azioni risarcitorie”.
Le perquisizioni da parte dei militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza sono scattate anche nella sede bergamasca della Compagnia delle Opere e del Confiab, il Consorzio fidi fra imprese artigiane della provincia di Bergamo. “La Compagnia delle Opere ha svolto un ruolo determinante nell’organizzazione dell’assemblea di Ubi banca del 2013, raccogliendo deleghe e organizzando militarmente gli iscritti per ottenere le maggioranze assembleari volte a nominare gli attuali vertici. Ho denunciato alla Banca d’Italia, alla Consob e alla Guardia di Finanza la raccolta di deleghe, anche in bianco, e la scorretta gestione assembleare”, sottolinea Jannone.
“Grazie al lavoro della magistratura e della Guardia di finanza ora emergerà, suffragata dalle due perquisizioni effettuate, la gravità dei comportamenti perpetrati e la natura associativa dei reati commessi. E’ bene ricordare che il presidente della Compagnia delle Opere, all’epoca dei fatti, era Rossano Breno, che fu ricompensato con un posto nel consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Bergamo, il principale istituto del gruppo Ubi. Rossano Breno – conclude – fu poi costretto a dimettersi in quanto indagato per corruzione”.