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Una proposta di legge per un marchio italiano di qualità ecologica dei cosmetici

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Roma, 15 gen. (AdnKronos) – “Il progetto di legge istituisce un marchio italiano di qualità ecologica dei cosmetici e prescrive che ogni prodotto abbia un ‘dossier ecologico’ in cui sia specificata la composizione e la quantità di sostanze non biodegradabili o che possano avere impatto su acqua e ambiente e il tipo di imballaggio. Sono inoltre indicate le sostanze dannose per la salute o l’ambiente che non possono essere presenti in un prodotto per poter ottenere la certificazione ecologica”. Così Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, annuncia l’avvio dell’iter legislativo della sua proposta di legge sulla certificazione ecologica dei cosmetici
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“È stata incardinata oggi alle Commissioni riunite Ambiente e Attività Produttive della Camera la legge sulla cosmesi sostenibile di cui sono primo firmatario e sottoscritta da deputati di diversi gruppi parlamentari. Una decisione presa congiuntamente al presidente della X Commissione Epifani e con gli uffici presidenza delle due Commissioni. Con questo atto parte formalmente l’iter della proposta di legge ‘Disposizioni concernenti la certificazione ecologica dei prodotti cosmetici’ (AC 106) di cui sono relatori i colleghi Nardi (Pd) e Mucci (M5S), rispettivamente per l’VIII e la X Commissione”, spiega.
“Nonostante siano enormi le quantità di prodotti per la cosmesi che usiamo ogni giorno tra creme, detergenti, lozioni per il corpo e trucchi – prosegue Realacci – nel nostro Paese non esiste normativa che preveda di ‘misurare’ cosa e quanto finisce nell’ambiente, fiumi e mari innanzitutto. Per colmare questa lacuna grazie anche alla collaborazione con Skineco, l’Associazione Internazionale di Dermatologia Ecologica, è nato il progetto di legge sulla cosmesi sostenibile”. “Si tratta – spiega – di una proposta che va in direzione di una maggiore tutela dell’ambiente e della salute, mette l’Italia all’avanguardia in Europa e mira anche a rafforzare una filiera virtuosa, che puntando su ricerca e innovazione potrebbe diventare uno dei nuovi campi di azione della green economy e della chimica verde”.