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Vaccini: usarli ‘taglia’ del 50% spesa sanitaria

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Roma, 17 nov. (AdnKronos Salute) – I vaccini fanno bene anche alle casse dello Stato. Un miglior utilizzo dei programmi vaccinali può essere in grado di ridurre la spesa sanitaria del 50%. Ogni anno, infatti, si stima un costo a livello nazionale di 97 milioni di euro per le malattie infettive, ma con l’uso appropriato delle vaccinazioni questo esborso può essere ridotto di circa 50 milioni di euro. Con risparmi da 10 a 100 volte superiori ai costi per le epidemie. Sono alcuni dati contenuti nel supplemento al Journal of Market Access and Health Policy, dal titolo ‘Il valore economico delle vaccinazioni: perché prevenzione significa ricchezza’, presentato oggi in un convegno a Palazzo Madama.
Un documento diviso in 7 articoli, redatto da un gruppo di 11 esperti europei di salute pubblica e di economia provenienti da diversi Paesi – Italia, Francia, Germania, Svizzera, Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi – e da Sanofi Pasteur Msd. In Europa, il 3% del budget assegnato ai servizi sanitari è dedicato alla prevenzione. Ma nel nostro Paese solo lo 0,3% di questi fondi è destinato alla vaccinazione e, al contempo, si registra un costante e pericoloso calo delle coperture per le malattie infettive più gravi, dicono gli esperti.
“I vaccini rappresentano uno degli interventi sanitari dal miglior profilo costo-beneficio sul breve e sul lungo termine”, afferma Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità. “Contribuiscono ad affrontare le malattie infettive emergenti e riemergenti, nonché a migliorare la salute di una popolazione che invecchia. Promuovere le immunizzazioni significa tutelare la qualità di vita e lo stato di salute della popolazione generale. Non solo”, precisa: “Investire in questi fondamentali presidi di prevenzione primaria comporta enormi risparmi. E’ dimostrato che in Italia possiamo abbattere la spesa sanitaria del 50% proprio grazie alle vaccinazioni. Trasferire questo messaggio alla popolazione, agli operatori sanitari e alle autorità è oggi di grande rilevanza”.
A livello mondiale i vaccini prevengono ogni anno 5 milioni di morti causati da vaiolo, 2,7 milioni di casi di morbillo, 2 milioni di casi di tetano neonatale, 1 milione di casi di pertosse, 600.000 casi di poliomielite paralitica e 300.000 di difterite. “Lo stato di salute di una popolazione è determinante per lo sviluppo sociale ed economico di un Paese come il nostro”, spiega Carlo Signorelli, presidente della Società di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), tra gli autori del documento.
“Bambini e adolescenti coperti contro le infezioni – continua Signorelli – saranno gli adulti sani di domani. Questo genera un effetto anche sulle attività produttive, incrementando efficienza e produttività. Anche i programmi vaccinali per gli anziani – ed in particolare influenza, pneumococco e herpes zoster – contribuiscono a un invecchiamento più attivo, che implica una reale riduzione dell’impatto sulla spesa sociale. Un dato significativo, se si considera che solo in Europa il numero di persone sopra i 65 anni raddoppierà nei prossimi 50 anni e quello degli over 80 triplicherà entro il 2060”.
“L’utilizzo dei vaccini per prevenire malattie in bambini, adulti e anziani si traduce in un numero minore di visite mediche, esami diagnostici, trattamenti, ricoveri ospedalieri e, di conseguenza, in notevoli risparmi sui costi sanitari annui in Europa e quindi in Italia”, aggiunge Francesco Saverio Mennini, direttore del Centre for Economic Evaluation and Hta (Eehta) del Ceis, università di Roma Tor Vergata. “La prospettiva di questo studio – conclude Nicoletta Luppi, presidente e amministratore Delegato di Sanofi Pasteur Msd – è quella di mettere in luce, per la prima volta, l’ampio spettro di benefici che le vaccinazioni apportano non solo a vantaggio della salute, ma anche del sistema Paese in termini economici e di welfare. Proteggere la popolazione da importanti malattie genera anche risparmi evitando ricoveri, interventi medici, ricorso ad antibiotici e ad altri farmaci e rischio di infezioni ospedaliere”, conclude, auspicando sforzi congiunti da parte delle autorità centrali e regionali su questo tipo di intervento sanitario.