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Addio a Michel Tournier, gigante della letteratura francese

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Parigi, 19 gen. – (AdnKronos) – Addio a un gigante della letteratura francese: lo scrittore Michel Tournier è morto ieri sera all’età di 91 anni nella sua casa a una quarantina di chilometri da Parigi. Da più di mezzo secolo viveva nell’antico presbiterio del piccolo paese di Choisel, nella Vallée de Chevreuse.
Tournier è uno dei rari casi di scrittore acclamato dalla critica come uno dei massimi del suo tempo che sia riuscito a vendere milioni di copie dei suoi libri in tutto il mondo. Con il romanzo “Il re degli ontani” (1970), in cui collega elementi della mitologia nordica alla situazione del Terzo Reich, conquistò il Prix Goncourt. Dal 1972 al 2010 è stato membro dell’Académie Goncourt.
Nato a Parigi il 19 dicembre 1924, dopo gli studi di filosofia e di antropologia, Tournier ha lavorato come giornalista culturale per Radio France, “Le Monde” e “Le Figaro”. Nel 1967 ha pubblicato il suo primo romanzo, “Venerdì o il limbo del Pacifico” (tradotto in italiano da Einaudi), da cui ha poi tratto anche una versione per ragazzi. In questo libro riprende la trama del “Robinson Crusoe” di Daniel Defoe, con le caratteristiche dominanti poi in tutta la sua produzione, cioè la predilezione per una dimensione mitica, che attinge figure e immagini emblematiche dalle leggende tradizionali o dalla letteratura, reinterpretandole in chiave ironica o fantastica.
Nella sua produzione, dopo i romanzi, “Venerdì o il limbo del Pacifico” (Einaudi), una rilettura del mito di Robinson Crusoe volta a capovolgere il ruolo del selvaggio Venerdì, e “Il re degli ontani” (Einaudi), storia del perverso gigante Abel Tiffauges ambientata nella Germania del Terzo Reich e del nazismo, l’originalità della cifra narrativa di Tournier si rivela in numerosi libri, a partire da “Le meteore” (1975, Garzanti), sempre ispirati a miti classici o biblici rivisitati in chiave ironica e alla luce di riflessioni filosofiche e suggestioni culturali disparate.
Si annoverano tra i romanzi ispirati dal mito (tutti tradotti in italiano da Einaudi) “Il gallo cedrone” (1978), “Gaspare, Melchiorre e Baldassarre” (1980), “Gilles e Jeanne” (1983), “La goccia d’oro” (1985), “Mezzanotte d’amore” (1989) e “Eleazar ovvero la sorgente e il roveto” (1996).
Tournier è autore anche di racconti per bambini, tra i quali “Venerdì o la vita selvaggia” (1971, tradotto prima da Mondadori e poi Vallardi), “Pierrot e i segreti della notte” (1979, Emme), “I re magi” (1988, prima Vallardi e poi Salani), “Un bebè sulla paglia” (1989, Red) e “La colubrina, ovvero L’assedio della fortuna” (1994, Salani).
Dopo aver compiuto studi umanistici e giuridici, Tournier ha conseguito il diploma di studi superiori in filosofia, senza però raggiungere l’abilitazione all’insegnamento, cocente umiliazione che, secondo alcuni critici, ha influenzato anche la sua attività di scrittore. Arrivato al romanzo soltanto 42enne, dopo aver fatto il traduttore dal tedesco (specialista di Erich Maria Reqmarque), il collaboratore alla radio (1949-54) e il direttore della sezione letteratura per la casa editrice Plon (1958-68), Tournier ha vinto il Grand Prix du Roman dell’Académie Francaise (1967 per “Venerdì o il limbo del Pacifico”) e il Prix Goncourt (1970) per “Il re degli ontani”, vendendo 4 milioni di copie. Tra i numerosi riconoscimenti, ha ricevuto la Medaglia Goethe nel 1993 e una laurea honoris causa dall’Università di Londra nel 1997.
E’ stato collaboratore delle “Nouvelles littéraires” e di “Le Monde” ed è stato promotore delle “Rencontres internationales de photographie” di Arles, la grande rassegna internazionale di fotografia contemporanea che ogni estate si svolge in Provenza. Faceva parte del comitato di lettura della casa editrice parigina Gallimard.
Considerato come un “classico” già in vita, Tournier è stato letto da tutti i tipi di pubblico, in tutti i paesi. L’universo dei suoi romanzi, popolato di orchi, di gemelli, di androgini e attraversato dal tema dell’inversione si divide tra realismo e fantastico. Malgrado le critiche che può suscitare, la sua lettura originale dei miti, delle religioni e della storia ha apportato una ventata benefica di novità al romanzo degli anni Settanta.
Vasta anche la produzione saggistica e memoriale di Tournier, in italiano tutta edita da Garzanti: “Il vento Paracleto” (1977), “Casa, città, corpi, bambini (1986), “Immagini, paesaggi e altre piccole prose” (1990), “Lo specchio delle idee” (1995), “Celebrazioni” (2001).
Il romanzo “Il re degli ontani” di Tournier ha ispirato al regista tedesco Volker Schloendorff il film “L’orco” del 1996. Questa pellicola, che alcuni critici tedeschi giudicarono addirittura uno dei migliori film sul nazismo e per cui Schloendorff ricevette nel 1997 il prezioso premio Konrad-Wolff-Preis, racconta la storia di un giovane francese di nome Abel (rappresentato da uno straordinario John Malkovich), un ragazzo semplice, e un po’ complessato che ama i bambini. Un giorno una bambina denuncia d’essere stata molestata da lui ed Abel, come condanna, viene mandato al fronte (siamo nel 1940, durante la seconda guerra mondiale) dove viene fatto prigioniero dai tedeschi.