Home Nazionale Cgil-Cisl-Uil: il contratto nazionale resta ‘regolatore’ dei salari

Cgil-Cisl-Uil: il contratto nazionale resta ‘regolatore’ dei salari

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Roma, 14 gen. (Labitalia) – Il contratto nazionale resta il luogo di ‘regolazione’ salariale con cui andare oltre la tutela del potere d’acquisto, legando gli aumenti in busta paga non più solo all’inflazione ma anche ad indicatori macroeconomici e di crescita economica oltre che agli andamenti dei settori, mentre la politica salariale nel contratto di secondo livello (che potrà essere aziendale, territoriale, di distretto, di sito e di filiera) dovrà realizzare gli obiettivi di crescita, innovazione organizzativa e di prodotto delle aziende. E’ questa per Cgil Cisl e Uil la base della struttura contrattuale, sia per i lavoratori pubblici che per quelli privati, con cui i sindacati, dopo il via libera degli organismi unitari, si apprestano a sedersi al tavolo di confronto con Confindustria ed il mondo imprenditoriale prevista dal documento unitario dal titolo “un moderno sistema di relazioni industriali, per uno sviluppo economico fondato sull’innovazione e la qualità del lavoro”.
Un livello nazionale, dunque, con cui “contribuire all’espansione della domanda interna, contrastare le pressioni deflattive e valorizzare, con un’equa remunerazione, l’apporto dei lavoratori” ed un secondo livello che persegua “l’innovazione , la qualità, l’internazionalizzazione e l’ampliamento dei mercati”. E in questo quadro, prosegue il documento, ben vengano politiche attive o di welfare ma non “come strumenti alternativi alla tutela salariale nè sostitutivi dei sistemi di tutela sociale”.
Ed i minimi salariali, così come definiti da ogni contratto nazionale, dovranno essere sanciti da una legge che riconosca l’erga omnes dei contratti, dando attuazione all’art.39 della Costituzione. La validità dei contratti, inoltre, per evitare negoziati strozzati dal tempo, potrebbe anche passare da 3 a 4 anni. Non solo contratto, però. Il documento unitario prevede nuove regole anche in tema di partecipazione dei lavoratori alle scelte delle imprese(partecipazione alla governance, nei consigli di sorveglianza nel modello duale; quella organizzativa ed economico-finanziaria) e nuove regole sulla rappresentanza che dovrà essere estesa, chiedono Cgil, Cisl e Uil, anche alle associazioni d’impresa.