Home Nazionale Dal ’94 simbolo FI sempre in campo, ‘liste civiche’ solo in Comuni piccoli

Dal ’94 simbolo FI sempre in campo, ‘liste civiche’ solo in Comuni piccoli

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Roma, 11 gen. (AdnKronos) – Come tradizione, anche per queste amministrative Forza Italia correrà con il suo simbolo nei comuni con più di 15mila abitanti, dove tutto si gioca al ballottaggio, mentre in quelli più piccoli, previo accordo con gli alleati (Fdi e Lega in questo caso), deciderà se rinunciare al logo e partecipare a liste civiche. Sin dalla ‘discesa in campo’, ricordano i ‘seniores’ azzurri, Silvio Berlusconi ha sempre adottato questa strategia elettorale: da qui la smentita sulle voci di ‘cancellare’ il marchio di fabbrica del ’94 alle elezioni del 2016 per dar spazio solo alle ‘civiche’. Non a caso, il Cav va ripetendo in questi giorni e continuerà a farlo nelle prossime settimane che l’obiettivo primario è scongiurare una partita a due, M5S-Pd, al secondo turno.
Per questo, tutti pancia a terra, più presenza in tv, magari con volti nuovi e giovani per catturare i moderati in libera uscita, e più iniziative sul territorio, rispolverando i gazebo, è la raccomandazione arrivata da Arcore. Sabato l’ex premier sarà a Milano per un’iniziativa forzista organizzata proprio tra i gazebo dal coordinatore comunale, Fabio Altitonante, prima tappa della campagna elettorale per la riconquista di palazzo Marino.
Berlusconi, dunque, presenterà il simbolo forzista nelle città chiave attese al voto in primavera (Roma-Milano-Napoli) ma farà di tutto per trovare candidati-sindaco condivisi con Matteo Salvini, convinto sin dal primo momento che l’unità del centrodestra non è solo un’opportunità politica, ma una necessità per lui e il leader del Carroccio, che da solo difficilmente potrà essere determinante al Nord, nonostante i ‘lumbard’ siano ai massimi storici come ai tempi d’oro (i sondaggi parlano del 14-15%).
Dati alla mano, nel maggio del 2016 si andrà alle urne in 1.285 comuni: tra questi ci sono realtà strategiche e popolose: non soltanto Milano, Napoli e Roma, ma pure Trieste, Bologna, Cagliari e Torino. Nei Comuni con un numero di abitanti superiore a 15mila si voterà con una sola scheda, dove sono riportati i nomi dei candidati sindaci e le liste che lo sostengono. L’elettore può esprimersi in tre modi. Primo:mettendo una ‘x’ solo sul simbolo della lista: così la preferenza va alla lista e al candidato-sindaco che questa appoggia.
Secondo, il cosiddetto voto disgiunto: tracciando un segno sul simbolo di una lista, indicando nel caso anche la preferenza per uno dei nomi in corsa per la carica di consigliere appartenenti alla stessa lista e mettendo nello stesso tempo un segno sul candidato-sindaco non collegato alla lista votata. Terzo: ponendo una ‘x’ soltanto sul nome del sindaco, senza votare così la lista o le liste a quest’ultimo collegate. Nei Comuni con più di 15mila abitanti viene eletto al primo turno il candidato-sindaco che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (almeno il 50% più uno).Nel caso in cui nessuno ottenga questo risultato, si va al ballottaggio due domeniche dopo tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di consensi: vince chi prende più voti.
Cambiano le cose per il rinnovo del Consiglio comunale: se le liste collegate al candidato eletto nel primo o nel secondo turno non hanno conseguito almeno il 60% dei seggi, ma hanno incassato al primo round almeno il 40% dei consensi, otterranno automaticamente il ‘premio’ del 60% dei seggi appunto. I seggi restanti saranno divisi tra le altre liste proporzionalmente alle preferenze ottenute.