Home Nazionale Fecondazione: 2 centri su 3 in sole 5 regioni, al Sud e Centro domina privato

Fecondazione: 2 centri su 3 in sole 5 regioni, al Sud e Centro domina privato

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Roma, 23 feb. (AdnKronos Salute) – Il federalismo condiziona anche la fecondazione assistita, con profonde differenze regionali quanto a numero di centri, offerta pubblica e privata e sostegno economico alle coppie in cerca di un bebè. Secondo la mappa tracciata dall’Osservatorio civico sul federalismo in sanità di Cittadinanzattiva, presentato oggi a Roma, i 2/3 dei centri sono concentrati in 5 regioni: Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia e Veneto. Non solo. Il 68% delle strutture nel Sud e il 58% nel Centro sono privati, mentre risalendo la penisola nel Nord Est si registra parità di offerta tra pubblico e privato e nel Nord Ovest prevale il servizio pubblico.
E ancora, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e province autonome di Trento e Bolzano hanno inserito la Pma nei Lea regionali (le prime tre regioni sia l’omologa che eterologa). Trento e Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Basilicata prevedono inoltre un sostegno economico per le coppie che ricorrono alla fecondazione assistita.
La geografia della provetta cambia anche a seconda dell’età di accesso alle tecniche di Pma: Lombardia, Abruzzo e Campania non pongono alcun limite; in Veneto è consentito fino ai 50 anni; in Valle d’Aosta e Umbria fino a 41 anni.
“La regolamentazione diversa per ogni regione e la differenza di offerta – sottolinea Cittadinanzattiva – ha creato enormi difficoltà per le coppie, che non hanno alcuna certezza su dove potersi rivolgere e quali costi sostenere. Ciò concentra l’offerta in alcune regioni a discapito di altre, creando una forte disomogeneità di accesso e una discriminazione di fatto delle coppie che risiedono in regioni dove l’offerta pubblica è scarsa o addirittura nulla come in Molise”.
Vi sono regioni come la Sicilia, evidenzia ancora l’associazione, “in cui non si attuano le delibere predisposte da anni e altre dove i centri di Pma risultano ancora non autorizzati pur operando tranquillamente, come nel Lazio, che risulta essere al primo posto per disomogeneità di regole e accesso nello stesso territorio regionale”.