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‘Iva sei partita’, ddl su autonomo non escluda professionisti

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Roma, 28 gen. (Labitalia) – “Il primo impatto sul ddl sul lavoro autonomo è stato positivo perchè abbiamo percepito il valore del prendersi finalmente cura di noi lavoratori autonomi. Abbiamo pensato si trattasse anche di una vittoria culturale esattamente come avvenuto con la riforma Fornero con cui tutti si sono accorti del fenomeno delle false partite Iva. Ma anche qui, se i principi ci trovano favorevoli, nel testo invece troviamo un problema insormontabile: ed è che le norme non si applicano ai giovani professionisti, ma solo a chi è iscritto alla Gestione separata dell’Inps”. Così Francesca Lupo, del Comitato ‘Iva sei partita’, parla con Labitalia del provvedimento che approda oggi in Cdm.
“Scopriamo così da una bozza di decreto -ironizza Lupo- che noi professionisti non siamo lavoratori autonomi. Ma che senso ha uno ‘Statuto’ solo per 180.000 lavoratori autonomi (tanti sono quelli iscritti alla Gestione Separata Inps), tagliando fuori invece i restanti 5,2 milioni?”.
“In pratica, secondo il governo, a noi professionisti, giovani e meno giovani, dovrebbero pensare -prosegue Lupo- gli Ordini. Ma è dimostrato che gli Ordini e i Collegi non sono per loro statuto né organi di tutela né di rappresentanza dei lavoratori, ed è sufficiente dare un occhio alle statistiche per rendersi conto di quanto sia sbagliato questo presupposto. Più si scorrono i dati periodicamente pubblicati dalle Casse di previdenza e assistenza, più ci si rende conto che i lavoratori iscritti agli Ordini, Albi o Collegi vivono le stesse difficoltà di crollo dei redditi e di assenza di tutele di tutti gli altri lavoratori autonomie”.
Lupo cita uno studio condotto dall’Associazione Bruno Trentin, con il contributo della Consulta delle professioni della Cgil e di Filcams- Cgil. “Il 45,7% dei lavoratori autonomi -dice Lupo- percepisce meno di 15.000 euro annui; il 60% ha difficoltà ad arrivare a fine mese; il 68,6% dichiara di non avere margini di contrattazione con i propri clienti. La situazione non cambia se guardiamo alle professioni ‘ordinistiche’. Infatti, in questi casi la percentuale dei lavoratori che hanno redditi inferiori ai 15.000 euro si attesta intorno al 40,9%”.
C’è poi un’altra incongruenza del decreto che segnala ‘Iva sei partita’. “Il testo contiene le norme per il lavoro agile. Il governo cioè sembra che stia disegnando il lavoro agile come alternativa al lavoro dipendente”, spiega Lupo.
“Ma perché mettere queste norme nel decreto che regola gli autonomi? Noi non siamo ‘false partite Iva’. Noi siamo autonomi veri e come tali vogliamo essere considerati”, conclude Lupo.