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“La chiesa e’ una grande famiglia!”

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“La chiesa e’ una grande famiglia!”

Grande allegria quest’oggi nella Chiesa madre: come in una festa di famiglia. I figli ritornano a casa, richiamati dalla meraviglia della Madonna del Conforto, che ci fa sperimentare quanto la Madre di Gesù si interessi di noi. E’ il giorno giusto per constatare quanto la Madonna sia attenta alle condizioni di vita di quanti le siamo figli affezionati, non solo per i prodigi antichi della venerata immagine che rifulse, ma assai più per un senso di appartenenza che si diffonde in questa evenienza annuale, appresa per molti fin da ragazzi. È naturale oggi ricordare i vecchi di ogni famiglia, magari ormai in cielo, che ti hanno insegnato a salire fin quassù, in questa giornata benedetta” – con queste parole – pronunciate all’inizio dell’omelia della Santa Messa della Madonna del Conforto, celebrata in Cattedrale alle 18 – S.E. mons. Riccardo Fontana ha espresso il significato profondo della festa cara all’intera comunità diocesana: considerare la chiesa aretina una grande famiglia!

“È davvero singolare che questa festa della Madonna, che ci appartiene da 220 anni, induca ciascuno di noi a percepire la Chiesa come una grande famiglia. I figli sono diventati tantissimi eppure questo appuntamento annuale ci fa riscoprire che siamo un popolo vero, magari scontroso e vivace, sempre incline al dibattito e alla critica, ma pur dotato di una forte apparenza – ha continua il vescovo Riccardo. “Nessuno va a giudicare la fede degli altri – ci mancherebbe altro! – ma siamo pronti a metterci in fila, come ad entrare dove si fa festa, con la certezza che chi è prima e dopo di noi almeno qualche idea in comune, qualche sentimento, qualche moto dell’anima ce l’ha: in certo modo non ti è tanto dissimile”.

“Una Chiesa non intellettuale, ma ciò nonostante capace di pensare. Una chiesa che privilegia la fede fiduciale su ogni altro sentimento: una sorta di affidamento collettivo, dove nessuno cessa di essere persona, con le sue caratteristiche, eppure ognuno corrisponde al comune senso della fede, che connota il nostro essere ad un tempo aretini e amici di Dio – ancora il vescovo Riccardo.

La nostra provincia seguita ad essere segnata da un notevole numero di associazioni ed è ricca di solidarietà e di moderno volontariato ed allora “ho voluto che questo giorno speciale della Madonna del Conforto, manifestasse inizialmente a tutta la chiesa diocesana il ruolo della carità che è necessario corollario della fede”.

“Due dei nostri cristiani hanno maturato nella loro famiglia la scelta di diventare ministri di Dio, servitori della parola che salva. Hanno deciso con concretezza di farsi partecipi di scelte determinati per sé, per la loro famiglia e per la comunità intera. Francesco della Val d’Ambra ed Massimo della Valtiberina, hanno maturato con la loro consorte il desiderio di diventare diaconi della chiesa cattolica, cioè di spendere d’ora in poi la loro vita al servizio della parola di Dio e di avere una speciale attenzione verso i poveri e verso la carità”.

Mi piace sottolineare il ruolo fondamentale che hanno avuto le loro mogli, che oggi nella grande assemblea esprimono il consenso a questa evoluzione di grazia che la loro famiglia assume – ha sottolineato il presule.

E – ha continuato ancora  – “La festa della Madonna del Conforto è l’occasione propizia per manifestare il ruolo che le donne hanno nella vita della Chiesa. Senza la componente femminile si riuscirebbe a combinare assai poco, per via di quella speciale sensibilità, di quell’insieme di doti di cui il Signore ha voluto fornire il genere femminile, che completa la natura della famiglia”.

Dio stesso, volendo assumere la natura umana, ha chiesto il consenso a Maria di Nazareth, perché la salvezza e la felicità dell’uomo ritornasse ad albergare nel mondo. Nella festa della Madonna del Conforto, mentre esaltiamo la maternità di Maria, ci piace misurarci con il ruolo benefico che Ella apportò al mondo: nel Vangelo che poc’anzi abbiamo ascoltato si racconta il ruolo della Madonna alle Nozze di Cana, attenta ai bisogni di quella gente. A Maria chiediamo che continui ad ascoltare il popolo della chiesa aretina cortonese e biturgense, perché suggerisca ancora a tutti noi, che scegliemmo di essere servitori e diaconi, di vivere attenti a ciò che Dio ci suggerisce per il bene comune”.

 

Un invito per tutte le donne aretine: “A tutte le donne della nostra Chiesa chiediamo la stessa sensibilità per cogliere le ragioni del dolore, le cause della sofferenza del nostro popolo: per fare in modo che questa Chiesa sappia essere come il buon samaritano del tempo che stiamo vivendo”.

“Mi piace ricordare che il prodigio della Madonna del Conforto, è il simbolo di quella concretezza e vicinanza alla gente che la Madre di Dio a chiedere anche a noi, mentre usiamo il nome santo e benedetto di amici di Gesù”.

Ed ancora un invito speciale a tutti i presenti sposati: “La maggioranza di voi che mi ascoltate, siete stati chiamati al matrimonio: vivetelo con gioia! Da Cristiani fate in modo che i figli e quanti vi incontreranno per amicizia o nel lavoro, si rendano conto che le vostre scelte sono dettate dalla carità e vissute in semplicità, come è detto dal Vangelo”.

 

Ed infine un invito per tutti: “Il Signore ripete anche stasera: pregate il padrone perché mandi operai della sua messe, che è per noi questo territorio, gli uomini e le donne che incontriamo nei giorni feriali. Corrispondendo alla sollecitudine della chiesa, questi fratelli sono pronti ad accogliere la divina chiamata, rispondendo: ecco, manda me! Sono certo per fede, che in questa assemblea ci sono altri disponibili ad essere sacerdoti e diaconi, ma anche ad accogliere la vocazione al matrimonio cristiano. Tocca alla chiesa riconoscere chi è chiamato alla vita consacrata per consacrarlo con il sigillo di Dio. Quanti sono chiamati all’ordine sacro continueranno l’azione salvifica Cristo. Quanti sono chiamati al matrimonio – insegna la Scrittura – sono chiamati a mostrare attraverso la loro storia di amore, l’amore che Gesù ha per la sua chiesa, con la disponibilità di cercare il bene dell’altro a dedicare la vita intera a chi il Signore ti ha messo accanto e ai figli che hai generato.       Da questa considerazione bellissima, deriva la necessità di una formazione interiore, che è necessaria sia per chi vive il matrimonio cristiano che per chi si rende disponibile all’ordine sacro, per il servizio di Dio per la Chiesa. In un mondo che si disperde facilmente nella banalità, nella ricerca di semplificazioni per evitare fatiche e che coltiva l’apparenza come un valore, ci è chiesto di fare profezia, di essere alternativi, di sapere puntare con tutte le nostre forze sul bene comune”.