Home Nazionale Medicina: l’urologo, incontinenza problema diffuso, fino al 20% in Italia

Medicina: l’urologo, incontinenza problema diffuso, fino al 20% in Italia

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Verona, 6 dic. (AdnKronos Salute) – A livello mondiale, più di 43 milioni di uomini soffrono di incontinenza urinaria. In Europa, più del 16% degli uomini e delle donne di 40 anni e oltre manifesta sintomi di vescica iperattiva, per un totale di 25 milioni di persone. “Il problema è molto diffuso”, spiega Walter Artibani, primario di Urologia dell’ospedale Borgo Trento (VR) e presidente della Società italiana di urologia (Siu). “Si calcola che in Italia può colpire fino al 20% della popolazione, soprattutto nella fascia di età alta”.
L’incontinenza urinaria maschile è una patologia difficile con cui convivere, mette a dura prova la vita privata di un uomo e può influire sul lavoro, sulla socialità e sulla relazione di coppia. “L’incontinenza urinaria maschile è un evento drammatico – racconta Artibani – che rende difficile la vita del paziente, obbligandolo all’uso di pannolini sia di giorno che di notte e compromettendo drammaticamente la vita di relazione”.
I meccanismi responsabili della minzione sono complessi e coinvolgono il cervello, il sistema nervoso e diversi muscoli della vescica. La perdita di controllo è di solito il risultato di un danno allo sfintere, il muscolo che governa la fuoriuscita di urina dalla vescica, che non è più in grado di chiudere completamente l’uretra.
Il danno spesso deriva da trattamenti per il cancro della prostata, da determinati disturbi e patologie (ad esempio, diabete, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, ictus), da un trauma o un intervento chirurgico al bacino.
Come affrontare, dunque, questo problema? “Le soluzioni non chirurgiche sono nella stragrande maggioranza dei casi inefficaci – risponde Artibani – In particolare la fisiokinesiterapia, quando c’è un danno sfinterico, raramente ottiene qualche risultato e se lo ottiene è soltanto parziale. La soluzione definitiva per un’incontinenza sfinterica maschile consiste in un intervento chirurgico che inserisca uno sfintere urinario artificiale: questo costituisce la migliore opzione di scelta e lo standard di trattamento in base a tutte le linee guida urologiche”.
L’auspicio di Artibani è di una maggiore diffusione di questa possibilità terapeutica: “Sicuramente è necessaria una maggiore informazione del paziente. Nell’incontinenza urinaria, soprattutto quella maschile, esiste una sorta di vergogna nel portare alla luce il proprio problema, talvolta pensando che non vi siano soluzioni appropriate”, conclude.