Home Nazionale ** Moda & Design ** (2)

** Moda & Design ** (2)

0

(AdnKronos) – Oggi per il brand “sta crescendo l’estero che, nella strategia del marchio, deve contare sempre di più. Per troppi anni Sweet Years ha guardato troppo al mercato interno, come anche per alcuni giganti del resto, e poi è successo quello che è successo nel 2008: lì è iniziata la vera crisi dei consumi. Oggi Sweet Years ha avviato pianto importante di internazionalizzazione e crede fortemente che questo debba avvenire con le licenze produttive e distributive. Del resto, il modello di business è abbastanza unico, grazie anche alle componenti di successo che sono il logo (cuore a tatuaggio, disemantizzato e dunque usato anche dagli uomini), i campioni che non lo sono più in campo, ma lo sono nella vita e per gli asiatici vere e proprie leggende viventi. Insomma, elementi che facilitano la vita di un logo”.
Ad oggi, chiarisce Renzetti, “il mercato interno conta ancora l’80% con un fatturato indotto di 30 mln euro. Il marchio ha subito dei riposizionamenti, perché, essendo ancora giovane nel 2008, non poteva più stare nel posizionamento prezzo di un tempo. Doveva subito scalare. La sua fortuna è che è scalato per primo e con grande velocità. E’ stato il primo a capire che una t-shirt non poteva essere vendita a 41 euro ma doveva essere tra i 26 e i 30. E così ha cambiato tutti i licenziatari”.
Oggi Sweet Years non veste più i volti di Maldini e Vieri, che sono diventati ambassador nel mondo, ma di Cecilia Rodriguez e Francesco Monte. “E’ stato difficile come passaggio, quello da due testimonial ad altri: abbiamo vissuto una transizione in cui abbiamo prima investito sul marchio, poi su altri volti. Il target è quello scolare, dai 14 ai 26 anni, idealmente. Poi ci sono gli affezionati, visto che Sweet Years è stato un fenomeno molto popolare.