Home Nazionale Non solo Pa, anche 4,5 mln lavoratori del privato in attesa rinnovo contratto

Non solo Pa, anche 4,5 mln lavoratori del privato in attesa rinnovo contratto

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Roma, 7 gen. (Labitalia) – Il 2016 sarà un anno cruciale anche per il rinnovo di molti contratti collettivi nazionale di lavoro. Dalle tute blu agli addetti della grande distribuzione organizzata, e comprendendo tutti i dipendenti pubblici, sono infatti oltre 7,5 milioni i lavoratori che attendono il rinnovo del contratto nazionale di settore. Tra questi, i lavoratori del solo settore privato con contratto scaduto sono oltre 4,5 milioni.
La prima spinosa questione riguarda il pubblico impiego: i circa tre milioni di dipendenti pubblici sono arrivati quasi al settimo anno di blocco del contratto, con retribuzioni ferme al 2009. La legge di stabilità 2016 ha messo a disposizione 300 milioni per il rinnovo dei contratti pubblici, una cifra giudicata irrisoria dai sindacati e che equivale, nei conteggi delle organizzazioni di rappresentanza del pubblico impiego, a “una mancia” di 8 euro lordi mensili pro-capite.
Ma molte altre sono le categorie di lavoratori in attesa di rinnovo delle regole normative e retributive del contratto. Si parte dai metalmeccanici: per oltre 1 milione e 600mila tute blu, il ccnl è, infatti, scaduto il 31 dicembre 2015.
Le trattative tra Federmeccanica e Assistal, da una parte, e Fim, Fiom, Uilm dall’altra, sono ufficialmente partite il 5 novembre. Ma sul tavolo ci sono questioni sostanziali da dirimere, a partire dalla composizione del salario e dal ruolo affidato, nell’attribuzione degli aumenti retributivi, alla contrattazione di primo livello (nazionale) o di secondo (aziendale). Le parti si rivedranno il 21 gennaio.
Altro settore strategico sono i trasporti, dove in attesa di un nuovo accordo si trovano i lavoratori delle attività ferroviarie (che fanno parte del comparto mobilità) e del comparto merci e spedizioni. “Si tratta complessivamente -spiega a Labitalia il segretario generale della Filt Cgil, Franco Nasso- di circa 800.000 lavoratori. Gli addetti alle attività ferroviarie hanno il ccnl scaduto da un anno, mentre per gli addetti merci e spedizioni il contratto è scaduto a dicembre 2015”.
“Le trattative sono appena partite”, conferma Nasso, senza nascondere che si tratta di “un rinnovo complesso” anche per la presenza ai tavoli della contrattazione di molte sigle della rappresentanza datoriale.
Tra le categorie dell’industria, anche oltre 59.000 lavoratori elettrici sono impegnati nelle trattative per il rinnovo del contratto. Il nuovo round tra Filctem Cgil, Flaei Cisl, Uiltec Uil, da una parte, e Assoelettrica-Confindustria, Utilitalia, Energia Concorrente, Enel, Gse, Sogin, Terna dall’altra è previsto per il 21 gennaio. Mentre l’11 gennaio, sempre a Roma, è la volta del tavolo per il contratto del settore energia e petrolio (37.000 i lavoratori interessati).
Con un contratto scaduto il 30 giugno 2015, sono anche gli oltre 20.000 lavoratori dipendenti delle lavanderie industriali, cioè le imprese del sistema industriale integrato di beni e servizi tessili e medici affini (circa 1.000). Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil e Assosistema (l’associazione imprenditoriale di riferimento associata a Confindustria) hanno già messo due incontri in calendario: il 26 gennaio e il 3 febbraio.
Richiesta di 100 euro di aumento salariale, invece, per i circa 35.000 dipendenti del settore pelli e succedanei che lavorano in circa 5.000 aziende. Le trattative dei sindacati con Aimpes-Confindustria, l’associazione imprenditoriale del settore, si sono aperte il 16 dicembre a Milano: il nuovo incontro per il rinnovo del triennio 1 aprile 2016-31 marzo 2019 sarà il 28 gennaio.
La piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale triennale del settore occhiali e occhialeria (interessati circa 15.000 addetti in 400 imprese, tra cui le più significative: Luxottica, Safilo, Galileo) è già stata presentata all’Anfao Confindustria. La richiesta economica dei sindacati è di 105 euro medi nel triennio (3° livello).
Sono poi ben 17 i tavoli di negoziato che nel 2016 interesseranno i lavoratori delle costruzioni, relativi ai contratti con le diverse organizzazioni del legno-arredo (300.000 lavoratori in aziende industriali, artigianali e pmi), laterizi e manufatti in cemento (circa 32.000 lavoratori), del settore lapideo (oltre 60.000), edilizia (oltre 600.000 in aziende industriali, artigianali e pmi).
I tavoli dei laterizi e dei lapidei hanno già preso il via a dicembre, mentre la prossima settima (mercoledì 13) parte il tavolo del legno-arredo industria. Il contratto del cemento-industria (10.000 lavoratori), in scadenza a dicembre 2015, è stato invece chiuso con un mese di anticipo.
“Firmare un contratto un mese prima della scadenza -dice a Labitalia Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil- riconfermando i due livelli contrattuali e rafforzando i diritti e i salari dei lavoratori, in un settore dove la crisi ha ridotto di quasi i due terzi la produzione, non è cosa da poco”.
Nel terziario, nuovi contratti nazionali di lavoro sono attesi da 24 mesi dagli oltre 500 mila dipendenti delle imprese della grande distribuzione organizzata aderenti alla Federdistribuzione, del sistema cooperativo e delle aziende commerciali facenti capo alla Confesercenti. Una trattativa difficile e che ha visto già due giornate di sciopero nel settore.
In attesa di rinnovo anche i 38.000 lavoratori della ristorazione collettiva e, da due anni, anche i 450.000 lavoratori delle Multiservizi, cui si aggiungono quelli del turismo (occupati nelle aziende aderenti a Confcommerco Fipe e FIavet Angem Aci Confindustria Aica e Federturismo).
Tra i lavoratori del credito, rimangono in attesa di un rinnovo, da oltre 2 anni, i circa 37.000 addetti delle Bcc (credito cooperativo). Per sollecitare a Federcasse il rinnovo, lo scorso 2 marzo, per la prima volta dopo 15 anni, i lavoratori delle Bcc hanno scioperato, con punte d’adesione oltre il 90%.
I sindacati non accettano, come spiega a Labitalia Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, “i tagli lineari delle retribuzioni attuati attraverso il blocco degli scatti di anzianità, il taglio al premio di risultato e al premio di rendimento, il taglio a indennità di rischio e la definizione a livello di sistema degli esuberi”.
“Non accetteremo un contratto peggiorativo rispetto a quello sottoscritto in Abi”, avverte Sileoni che ricorda come “in un anno i dipendenti del settore sono calati dello 0,7% e il personale delle Bcc costa mediamente meno rispetto al personale delle banche Abi”. “Se bisogna tagliare voci di costo, lo si cominci a fare a partire dai vertici, visto che sui lavoratori si è già ampiamente ‘tagliato'”, conclude il leader della Fabi.