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Pediatria: lo psicologo, per figli no differenze da orientamento genitori

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Milano, 4 feb. (AdnKronos Salute) – “La comunità scientifica degli psicologi ha raggiunto da tempo il consenso sul principio che non sussistono significative differenze tra figli di genitori omosessuali e figli di genitori eterosessuali”. Così Felice Damiano Torricelli, presidente dell’Enpap, Ente nazionale di previdenza e assistenza per gli psicologi, entra nel dibattito sulle adozioni gay, che ha scosso il mondo medico dopo le dichiarazioni del presidente della Società italiana di pediatria Giovanni Corsello.
Torricelli parla “in qualità di rappresentante degli psicologi liberi professionisti italiani, in relazione alle prese di posizione assunte negli ultimi giorni anche da rappresentanti della comunità scientifica in ordine alle risultanze della ricerca internazionale circa la maggiore problematicità dei bambini allevati da coppie omosessuali rispetto a quelli allevati da coppie eterosessuali”.
Problematicità che il numero uno dell’Enpap respinge: “La ricerca a livello internazionale – assicura – dimostra che non esistono differenze significative legate all’orientamento di genere nella capacità di essere genitori, di saper cogliere i problemi dei figli e di sviluppare attaccamento. E non vi sono basi scientifiche su cui presumere che l’orientamento omosessuale dei genitori possa indurre orientamento omosessuale nei figli”.
“La ricerca psicologica ha chiarito, in studi numerosi ed approfonditi – prosegue Torricelli – che la qualità dello sviluppo dei bambini è indipendente dal fatto che i genitori siano conviventi, separati, single, risposati o dello stesso sesso”.
“Sono invece cruciali – conclude lo psicologo – la qualità affettiva dell’ambiente familiare e alcune competenze dei genitori che prescindono dall’orientamento sessuale, quali la capacità di garantire cure e protezione, di sostenere lo sviluppo di competenze emotive e sociali, di insegnare il senso del limite e la capacità di negoziare la soluzione dei conflitti, di favorire l’esperienza dell’appartenenza quanto quella dell’autonomia”.