Home Nazionale Pediatria: studio, ciò che si porta in tavola dipende anche dai geni

Pediatria: studio, ciò che si porta in tavola dipende anche dai geni

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Milano, 10 feb. (AdnKronos Salute) – Quello che ci piace mangiare dipende dai nostri geni? Forse e almeno in parte sì, è la risposta di un gruppo di scienziati canadesi che hanno indagato alcune cause dell’obesità. Un team della McGill University ha infatti scoperto che per le bambine con una particolare mutazione genetica (Drd4 Vntr con 7 ripetizioni) l’elemento cruciale che influenza l’assunzione di grassi e il tipo di alimentazione è l’interazione tra il gene e l’ambiente socioeconomico dell’infanzia. Questo tipo di mutazione si trova in circa il 20% della popolazione ed è nota per essere associata con l’obesità, soprattutto nelle donne. Dal lavoro emerge che i maschi con la stessa variante non sono colpiti allo stesso modo dalla patologia.
“Tra le bimbe cresciute nelle famiglie più povere, quelle con DRD4 con 7 ripetizioni hanno fatto registrare un consumo di grassi superiore rispetto alle coetanee con lo stesso background socioeconomico – spiega Laurette Dubé, autrice principale dello studio pubblicato su ‘Jama Pediatrics’ – Ma abbiamo anche scoperto che le bambine con la stessa variante del gene provenienti da famiglie più abbienti consumano meno grassi rispetto a piccole nelle stesse condizioni economiche. Questo suggerisce che il gene non agisce da solo, ma può rendere un individuo più sensibile alle condizioni ambientali, determinando la preferenza o meno del bambino per i grassi” e di conseguenza il rischio obesità.
I ricercatori hanno usato i diari alimentari tenuti dai genitori di oltre 200 bambini canadesi di età media 4 anni. Hanno calcolato le percentuali di grassi, proteine e carboidrati ingeriti, misurando anche parametri come l’indice di massa corporea, e usando la saliva per capire chi era portatore della mutazione genetica. Hanno poi utilizzato il reddito familiare come parametro per misurare l’ambiente socioeconomico in cui è cresciuto il bimbo e alcuni marcatori indiretti della qualità del cibo, per esempio la presenza di fast food nel quartiere o la disponibilità di frutta e verdura nelle vicinanze.
Studi precedenti hanno dimostrato che alcune varianti genetiche, tra cui quella studiata dal team canadese, rendono le persone più sensibili all’ambiente in cui vivono, aumentando o diminuendo il rischio di certe patologie. I portatori della mutazione Drd4 con 7 ripetizioni erano già stati segnalati come a maggior rischio obesità, e gli scienziati si sono chiesti se i suoi effetti possono variare a seconda dell’ambiente. “Abbiamo dimostrato che questo è vero, perché il consumo aumenta o diminuisce in base alla condizione socioeconomica – sottolinea Patricia Silveira, prima autrice del lavoro condotto in collaborazione con l’Università di Toronto e la McMaster University – Questo è importante perché sposta il focus dal gene all’ambiente”.
I ricercatori non hanno osservato questo effetto nei maschi e hanno ipotizzato che, dal punto di vista evolutivo, possa essere più importante per una donna guadagnare peso facilmente in ottica riproduttiva. Oppure, semplicemente, a 4 anni è troppo presto per osservare effetti di questo tipo nei bambini perché maschi e femmine crescono in fasi diverse. “Questi risultati sottolineano l’importanza di andare oltre un approccio ‘a taglia unica’ per la prevenzione dell’obesità nell’infanzia – sottolinea Dubé – Dobbiamo attuare strategie mirate che si concentrino sulle popolazioni particolarmente vulnerabili a fattori genetici e ambientali”, conclude l’esperto.