Home Nazionale Ue, Bevilacqua: “Sarebbe sconfitta anche con no a referendum su Brexit”

Ue, Bevilacqua: “Sarebbe sconfitta anche con no a referendum su Brexit”

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Roma, 22 feb. (AdnKronos) – “L’Europa ne uscirebbe comunque sconfitta, anche qualora al referendum indetto dal premier inglese David Cameron per il prossimo 23 giugno, gli inglesi decidano, saggiamente, la loro permanenza in Europa”. Così Nunzio Bevilacqua, giurista ed esperto economico, interpellato dall’Adnkronos sulle prospettive dell’Accordo con l’Europa per evitare la cosiddetta Brexit, ossia l’uscita della Gran Bretagna dalla UE.
“La debolezza dimostrata dall’Unione Europea nell’aggiungere nuove concessioni ad un regime già ‘privilegiato’ della Gran Bretagna, nella falsa convinzione che le stesse possano risultare dirimenti nella scelta referendaria degli Inglesi, ha creato non solo una pericolosa ‘crepa’ in uno scacchiere europeo con derive populiste a tutte le latitudini, ma va a stigmatizzare una, fino ad adesso solo implicita, doppia classe di Paesi dell’Unione”, ragiona Bevilacqua. “Se gli Inglesi voteranno dentro o fuori, non dipenderà da quanto l’Europa ha messo, a mio avviso con errore strategico, sul piatto delle offerte ma dall’assetto geopolitico sul quale vorranno scommettere”, prosegue.
“Certo avevamo, come Unione, il dovere di provare, come abbiamo fatto anche in passato con altri Paesi in ‘crisi di identità europea’ per diverse ragioni, a non ‘lasciare andare’ a cuor leggero uno Stato Membro, ma le esternalità negative di questo tentativo saranno di gran lunga maggiori rispetto ai casi precedenti”, aggiunge l’esperto.
Bevilacqua osserva quindi come “una certa City viva nella convinzione che determinate performance della propria economia derivino da uno ‘sganciamento’ dal Continente considerato quasi come una zavorra”. Al contrario, invece, “se si è riusciti ad ottenere determinati risultati ciò lo si deve proprio a quel regime ‘iperderogatorio intra UE’ che sin dall’inizio ha portato ad una regolamentazione di vantaggio ‘sartorialmente’ adattata al Paese, non senza qualche riflessione sulla plausibilità di una permanenza di livelli così elevati di disparità di trattamento tra Paesi dell’Unione”.
In questo modo, denuncia Bevilacqua, “si snatura ulteriormente il trend di coesione verso cui si stava, non senza ostacoli, provando ad andare: forse il triste risveglio dal sogno degli Stati Uniti d’Europa”.
L’uscita della Gran Bretagna dalla Ue determinerebbe uno scenario pieno di incognite: “sarebbe una storia tutta da scrivere, considerando le infinite variabili a cui si va incontro quando si prova a mandare indietro le lancette del tempo; potrebbe comunque esserci, almeno in un primo periodo, una mancanza di fiducia sulla tenuta degli asset britannici e parziale smobilizzo da parte di investitori esteri, delle forme di protezionismo da entrambe le parti con riduzione dei volumi degli scambi; immediatamente dopo una corsa da parte del Regno Unito ad una massiccia deregolamentazione commerciale e finanziaria che freni la fuga ed anzi attragga capitali”.