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Adi, potenziare ricerca su soluzioni ‘di genere’

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Milano, 8 mar. (AdnKronos Salute) – Alzheimer, una crisi globale che pesa sulle donne. Non solo la demenza è tra le prime 10 cause di morte nella popolazione femminile secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ma sono ‘rosa’ anche i 2 terzi dei caregiver che si prendono cura di chi ne soffre. E le donne malate sono vittime di un “triplo rischio stigma”: discriminate a causa del genere, dell’età e della condizione medica. E’ la fotografia scattata dal Rapporto ‘Donne e demenza: una sfida globale’, redatto dalla Gadaa, Global Alzheimer’s and Dementia Action Alliance, e presentato dalla Federazione Alzheimer Italia in occasione dell’8 marzo.
“Per perseguire il nostro obiettivo primario di migliorare sempre di più la qualità di vita di malati e familiari è necessario considerare l’impatto che la demenza ha sulle donne – ammonisce la presidente della Federazione Alzheimer italiana, Gabriella Salvini Porro – Le donne sono coinvolte come persone che maggiormente ne vengono colpite, come familiari che assistono il proprio caro, come badanti per il supporto in casa dei malati. E garantiscono un’assistenza al domicilio che in Italia, ma anche in tutto il mondo, è sottostimata. La prevalenza, il peso dell’assistenza, lo stigma e la gravità della malattia colpiscono sproporzionatamente le donne: la demenza è una questione delle donne che non si può più ignorare”.
Il primo dato sottolineato dalla Gadaa – network di organizzazioni internazionali della società civile, create e coordinate da Alzheimer’s Society, Alzheimer’s Disease International-Adi, Age International e Dementia Alliance International – è che le donne hanno una maggiore probabilità rispetto agli uomini di essere colpite dalla malattia. Il secondo punto è che le donne costituiscono la maggioranza dei caregiver coinvolti nella cura: nel mondo sono donne 2 su 3, con punte superiori al 70% nei Paesi a basso e medio reddito. Terzo nodo, il triplo rischio di stigma per le pazienti femmine.
I dati sono “ancora più gravi – fa notare la Federazione Alzheimer Italia – se si leggono guardando ai dati globali della demenza: nel mondo sono 47,5 milioni le persone colpite, con un nuovo caso ogni 3 secondi. In Italia si stima che la demenza colpisca 1,241 milioni di persone”.
“E’ necessario quindi – proseguono gli esperti – sviluppare nuove e ulteriori ricerche relative al tema della demenza correlata alle donne, in particolare focalizzandosi su quei fattori che contribuiscono a sviluppare resilienza, adeguarsi al contesto e affrontare il lungo periodo della malattia”. Anche perché, evidenzia ancora il report, “le donne hanno anche meno tempo per dedicarsi alla propria cura, poiché risentono della pressione quotidiana di altre attività che riguardano la gestione della famiglia e la cura della casa, e che si aggiungono alla quotidiana attività lavorativa e all’eventuale assistenza di un malato in casa”.
Riguardo alla mancanza di ricerche e soluzioni basate sul genere, Marc Wortmann, direttore esecutivo di Adi, commenta: “Le risposte che considerano il ruolo del genere arrivano soprattutto dalle strategie nazionali di lotta alla demenza sviluppata dalle organizzazioni non governative. L’assenza di chiare prospettive di genere sottolinea l’importanza vitale che le Ong che si focalizzano sulle donne collaborino con specialisti della demenza e governi per integrare la parità di genere nelle future azioni”.