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Ambiente: scienziati, Harvey più intenso per effetto del global warming

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Roma, 31 ago. (AdnKronos Salute/Xinhua) – Harvey più forte e intenso per effetto del cambiamento climatico. Gli studiosi del clima concordano: se anche non si può indicare direttamente il global warming come causa dell’uragano che ha sferzato il Texas, questo fenomeno ha di fatto potenziato ulteriormente le precipitazioni estreme portate dalla tempesta tropicale.
“E’ difficile stabilire esattamente quanto il cambiamento climatico abbia contribuito all’impatto di Harvey, ma l’azione dell’uomo ha assolutamente esacerbato gli effetti, in particolare, dell’inondazione”, dice alla Xinhua Andrew King, studioso di condizioni climatiche estreme presso la School of Earth Sciences dell’università di Melbourne in Australia. “Limitare i danni futuri per questo tipo di eventi potrà sicuramente essere visto come un incentivo a seguire l’Accordo di Parigi e a cercare di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C”, aggiunge King.
Il più forte effetto di Harvey si è manifestato attraverso la sua intensa e prolungata piovosità, osserva lo studioso. “Sappiamo che il cambiamento climatico sta aumentando le precipitazioni estreme. Un’atmosfera che diventa più calda può contenere più umidità, circa il 7% in più per ogni aumento di temperatura di 1 grado Celsius”, spiega King. “Ciò significa che, quando ci sono le circostanze per precipitazioni estreme, è probabile che il cambiamento climatico renda questi eventi peggiori di quanto sarebbero stati altrimenti. Senza un’analisi completa è difficile quantificare esattamente l’effetto, ma in sintesi cieli più umidi portano pioggia più intensa”, rimarca.
Secondo i resoconti dei media locali, la quantità di pioggia che Harvey ha portato a Friendswood, Texas, in meno di una settimana ha raggiunto i 125,27 cm. Ovvero più di quanto la regione metropolitana ne veda normalmente in un anno. Harvey è “insolito” perché “ha continuato a rafforzarsi nel Golfo del Messico fino a quando non è arrivato a terra. Questo è quasi sicuramente legato alle temperature insolitamente elevate della superficie del mare”, ritiene Brian Hoskins, presidente del Grantham Institute for Climate Change all’Imperial College London (Gb) e professore di meteorologia all’università di Reading. Molti scienziati hanno indicato l’uragano Harvey come ulteriore prova dei pericoli del cambiamento climatico. “Il cambiamento climatico, a causa di un aumento dei gas a effetto serra nell’atmosfera, rende più probabile il verificarsi di acque calde nel Golfo del Messico (e altrove), e così ha aumentato le probabilità di un uragano come Harvey e gli effetti devastanti che ha portato”, dice Hoskins.
Non si può dire che il cambiamento climatico abbia “causato” l’uragano Harvey, ma la gravità della tempesta e dei danni associati sono stati “peggiorati” dalle attività umane, in particolare le emissioni di gas a effetto serra che stanno riscaldando gli oceani e l’aria sovrastante, conferma Richard Allan, professore di processi climatici all’università di Reading. Un oceano più caldo e l’aria sovrastante – ragiona l’esperto – sono in grado di iniettare maggiori quantità di umidità nella tempesta, che porta ad una intensificazione delle precipitazioni già estreme. Inoltre, l’aumento del livello del mare causato dal riscaldamento climatico, combinato con l’abbassamento costiero legato alle attività umane, ha aumentato l’impatto della tempesta, mentre gli sviluppi urbani come la pavimentazione dei terreni erbosi hanno probabilmente intensificato l’inondazione, aggiunge Allan.
L’uragano Harvey ha anche rinnovato il dibattito sulle politiche climatiche statunitensi sotto l’amministrazione del presidente Donald Trump. “Gli eventi estremi probabilmente diventano ancora più intensi con il nostro clima che si scalda. Quando le acque si ritirano e la ricostruzione di case e attività ricomincia, la resilienza al clima deve essere davanti e al centro di tutto”, afferma Dave Reay, professore di Carbon Management presso l’università di Edimburgo, Scozia. “Il presidente Trump può aver ritirato gli Stati Uniti dall’Accordo sul clima di Parigi, ma non può rinunciare alle leggi della fisica”, ammonisce.