Home Nazionale Anmefi, con autocertificazione malattia caos e più assenze

Anmefi, con autocertificazione malattia caos e più assenze

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Roma, 12 lug. (AdnKronos Salute) – Il ddl Romani che permette l”autodichiarazione’ per i primi tre giorni di assenza dal lavoro per malattia “rischia di far lievitare le certificazioni brevi, che già ammontano a circa il 30% del totale, eliminando l’azione di filtro e controllo del medico curante” e dunque di incentivare il fenomeno dell’assenteismo dal luogo di lavoro. Ma la novità sarebbe anche un “controsenso rispetto alla riforma Madia, che sta riorganizzando il sistema dei controlli. In un momento in cui si sta lavorando sui decreti attuativi per il Polo unico delle visite fiscali questa azione mi sembra inopportuna e con la tempistica sbagliata”. E’ quanto afferma all’Adnkronos Salute Claudio Palombi, presidente dell’Associazione dei medici fiscali (Anmefi).
“La riforma Madia va verso la chiara definizione del ruolo di controllore e certificatore. Con il ddl Romani ci sarebbe una confusione anche in questo senso – osserva ancora Palombi – Di fronte a un lavoratore sprovvisto di certificato, diventeremmo anche dei certificatori, ma ancora prima medici prescrittori di terapie e di accertamenti. Diventeremmo dei collaboratori dei medici di famiglia – spiega – ma noi siamo medici di controllo sull’operato del collega”. Inoltre, aggiunge, “i medici fiscali si trovano in fase di contrattazione e forse da settembre dovrebbe partire il nuovo rapporto convenzionale. Se ci dovessero cambiare mansione, cambierebbero tutti gli scenari”.
Ma non solo: “Non certificare tre giorni di malattia significa sospendere il diritto del cittadino alla prestazione medica”, sottolinea Palombi. “Il medico di famiglia ha una responsabilità anche contrattuale, se si vuole venire meno a ciò si deve dare luogo a nuova contrattazione per la medicina generale. Non è giusto scaricare la responsabilità sul lavoratore che non ha la competenza medica. Né ci può essere una zona franca di tre giorni in cui il lavoratore è solo di fronte a un sintomo. Per i medici di famiglia – conclude il presidente Anmefi – a questo punto sarebbe più opportuno ripensare la convenzione”.