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Assocalzaturifici, priorità fare sistema tra player settore moda

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Milano, 13 feb. (Labitalia) – Fare sistema tra i player dell’industria della moda rappresenta una priorità urgente e non più rinviabile. A dirlo Assocalzaturifici, in occasione del Micam ShoEvent, il salone internazionale della calzatura leader del settore calzaturiero italiano ed estero, in corso alla fiera di Milano Rho, fino a mercoledì 15 febbraio. Assocalzaturifici traccia il bilancio del 2016, vissuto ancora in sofferenza, e identifica i punti chiave dell’agenda politica in ambito nazionale e internazionale che troverebbero applicazione solo grazie a un dialogo più costruttivo tra istituzioni e industria. Il settore calzaturiero partecipa all’appuntamento invernale con il Micam in un quadro congiunturale complesso, in cui la ripartenza lungamente attesa viene nuovamente rinviata.
Sebbene le variazioni negative in volume, dell’export e della produzione, siano abbastanza contenute rispetto all’anno precedente, è proprio il perdurare del trend sfavorevole e il rinvio della ripresa l’aspetto più problematico. A sostenere il settore è ancora una volta l’export che, nei primi dieci mesi del 2016, registra un incremento del 2,6% in valore, grazie al progressivo spostamento dell’offerta verso fasce di prezzo più elevate.
“La fotografia del comparto -afferma Annarita Pilotti, presidente di Assocalzaturifici- è ancora fortemente in chiaroscuro: il 2016 è stato caratterizzato da serie difficoltà in molte aree: la crisi in Russia e nei paesi dell’area Csi, dove le vendite sembrano aver intrapreso un timido recupero ma restano ancora inferiori del 40% in quantità e del 50% in valore rispetto a tre anni fa; il rallentamento della crescita in Cina, non più a doppia cifra; l’inversione di tendenza negli Usa che, dopo sei anni di consolidamento, registrano un calo del 3,6% in valore”.
“Inoltre -continua- la brusca frenata in Medio Oriente, che perde il 4,9% in valore e oltre il 15% in volume. In tale scenario siamo comunque riusciti a confermare l’attivo del saldo commerciale e i livelli produttivi in valore”. Ai fattori di criticità sui mercati internazionali si aggiunge la persistente debolezza del mercato interno, zavorrato dalla stagnazione ormai quasi decennale dei consumi delle famiglie (ulteriormente scesi nel 2016 dello 0,1% in quantità e del 2,4% in spesa). Il risultato delle due componenti della domanda è una flessione dei livelli produttivi del 2% e nuove tensioni sul fronte occupazionale.
Secondo l’analisi di Assocalzaturifici, “è proseguito durante l’anno il processo di selezione tra le imprese; e il calo registrato nell’ultimo trimestre ha portato in terreno negativo anche il trend degli addetti, scesi a fine dicembre a 76.744 unità (-0,4% rispetto a dodici mesi prima)”. “Segnali poco confortanti – avverte – giungono, inoltre, dal ricorso agli strumenti di integrazione salariale: nonostante le pesanti restrizioni introdotte dal decreto legislativo sulla riforma degli ammortizzatori sociali e la conseguente minor concessione alle aziende l’area Pelle, mostra a consuntivo un incremento delle ore autorizzate attorno all’11%, in controtendenza rispetto al totale settori Italia (in flessione del 15%)”.
“Senza una politica industriale -avverte Pilotti- che sostenga il comparto non so per quanto tempo la filiera potrà ancora resistere. L’Italia rappresenta più di un terzo della produzione europea di calzature ed è la piattaforma manifatturiera di tutti i più grandi nomi della moda mondiale. Ma questa grande storia di successo del made in Italy alle condizioni di competitività attuali rischia contraccolpi seri. Abbiamo bisogno di un cambio strutturale e del varo di una politica industriale che vada oltre il perimetro del piano nazionale Industria 4.0”.
Riportare la manifattura italiana al centro del dibattito istituzionale del Paese attraverso l’introduzione di strumenti di politica industriale efficaci, passando per la difesa della qualità e unicità del made in Italy in tutte le sedi internazionali, fino ad arrivare alla richiesta dell’abolizione delle sanzioni Ue inflitte a Mosca”.
“I nostri richiami alle istituzioni rimangono inascoltati: la moda, e con essa l’industria calzaturiera, viene sistematicamente dimenticata -ribadisce Annarita Pilotti, presidente di Assocalzaturifici- nei capitoli di spesa delle leggi di bilancio a differenza di altri comparti tradizionali della manifattura italiana. L’industria calzaturiera chiede maggiore attenzione al governo e vuole essere riconosciuta quale asset strategico del sistema economico del Paese. Siamo grati al ministero dello Sviluppo economico per i fondi stanziati a favore del potenziamento delle nostre manifestazioni, che quest’anno ci hanno permesso di valorizzare in modo determinante il theMicam, ma non possono essere l’unico provvedimento a sostegno del settore”.
In questo scenario, Assocalzaturifici sta portando avanti con determinazione la difesa del made in Italy su più fronti. Uno di essi è quello del ‘made in’ in sede europea: “Chiediamo che il consumatore -dice Pilotti- venga informato circa la provenienza geografica del prodotto: sono anni che tentiamo, senza risultati. Ma non arretreremo di un centimetro e non accetteremo surrogati come i certificati di origine volontari”.
Un altro fronte è il riconoscimento alla Cina dello status di economia di mercato che la Commissione europea, dopo il no del Parlamento europeo, intende riproporre in via indiretta attraverso una modifica del regolamento sulle misure di difesa commerciale che le renderebbe più macchinose da introdurre e meno efficaci nella tutela delle produzioni europee. C’è poi il delicato dossier delle sanzioni economiche alla Russia per la crisi ucraina, che colpiscono indirettamente, ma molto pesantemente, l’export calzaturiero.
“E’ una follia -ribadisce- che sta costando carissima all’economia europea e si sta trasformando in un vero allarme sociale in tanti distretti calzaturieri italiani. Ma all’interno dell’agenda politica di Assocalzaturifici resta forte la volontà di dar vita a una federazione che riunisca tutte le associazioni industriali della moda italiana per essere più forti e coesi sui tavoli negoziali e per fornire alle imprese del comparto servizi e manifestazioni fieristiche sempre più in linea con le esigenze dei mercati”.
“Adesso l’obiettivo primario -ricorda il presidente Pilotti- è unirsi e fare sistema con tutti gli attori dell’industria della moda. E’ necessario che il confronto tra i player del comparto continui ad essere costruttivo e, soprattutto, mantenga al centro le esigenze delle nostre imprese. Come ha sottolineato il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, la costituzione di una federazione unica ci consentirà di essere più forti su tutti i fronti. Senza dimenticare -rimarca- le nostre manifestazioni, a cominciare da theMicam, che rappresenteranno sempre uno degli elementi chiave di questo nuovo assetto strategico, per il rilancio del sistema nazionale e il varo di progetti esteri, insieme a Ice, che siano all’altezza dell’industria che rappresentiamo”.