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Calano parti cesarei, nel 2016 per la prima volta sotto 25%

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Roma, 19 dic. (AdnKronos Salute) – In Italia la proporzione di parti cesarei primari continua a scendere progressivamente, in particolare dal 29% del 2010 al 24,5% del 2016: per la prima volta il dato è sotto la soglia del 25%, la quota massima di cesarei primari prevista dal regolamento del ministero della Salute sugli standard quanti-qualitativi per le maternità con più di 1.000 parti annui. Anche se con differenze importanti all’interno di ogni singola Regione e tra le Regioni. Si conferma il primato negativo della Campania, dove ancora si esegue quasi il 45% di cesarei. E’ quanto emerge dal Programma nazionale esiti (Pne) sviluppato da Agenas per conto del ministero della Salute, presentato oggi a Roma. Si stima che dal 2010 siano circa 58.500 le donne alle quali è stato risparmiato un taglio cesareo primario, di cui 13.500 nel 2016.
La progressiva diminuzione – rivela il report – risulta ancora insufficiente rispetto allo standard internazionale, ma costituisce un contenimento importante: la propensione al parto chirurgico rappresenta infatti un comportamento difficile da cambiare. L’Organizzazione mondiale della sanità sin dal 1985 afferma che una proporzione di cesarei superiore al 15% non è giustificata. Il parto con taglio cesareo rispetto a quello vaginale comporta infatti maggiori rischi per la donna e per il bambino e dovrebbe essere effettuato solo in presenza di indicazioni specifiche. Il regolamento del ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa al 25% la quota massima di cesarei primari per le maternità con più di 1000 parti annui e al 15% per le maternità con meno di 1000 parti annui.
A livello intra e interregionale, i valori per struttura ospedaliera variano però da un minimo del 6% a un massimo del 92%. Inoltre, i risultati del Pne mostrano come il numero di parti naturali eseguiti nelle donne che hanno partorito in precedenza con un parto cesareo sia ancora estremamente basso ma, tuttavia, in lento progressivo aumento. Infine, quanto alle strutture, escludendo quelle con meno di 10 parti annui, nel 2016 in Italia quelle ospedaliere con meno di 500 parti annui risultano 97 (il 21%), effettuando complessivamente solo il 5,7% dei parti totali; nel 2015 erano 118 (24%).