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Italmopa: “La nostra farina è 100% made in Italy”

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Roma, 21 mar. (Labitalia) – “La nostra è farina 100% made in Italy”. A dirlo a Labitalia Ivano Vacondio, presidente di Italmopa (Associazione industriali mugnai d’Italia), in riferimento ai “messaggi fuorvianti e quelle campagne denigratorie, spesso riportate e amplificate senza le opportune verifiche, che stanno minando alcune certezze dei consumatori”. “Perché, quando si parla di malattie, i più titolati a parlarne -chiede- sono i medici? Perché, quando si parla di temi legati alla giurisprudenza, ci si rivolge agli avvocati? Perché, quando si parla di corretta alimentazione, ci si affida spesso a cuochi o semplici appassionati di cucina, piuttosto che a nutrizionisti o esperti del settore?”.
“Abbiamo condotto, insieme all’istituto di ricerca Doxa, un’indagine su un campione di 1.000 italiani -ribadisce Vancondio- per indagare le loro conoscenze nel nostro campo di appartenenza, ovvero le farine e il grano. Ebbene, i risultati sono disarmanti, oserei dire preoccupanti. Il flusso disordinato e incontrollato di informazioni, che ha investito i consumatori negli ultimi anni, ha confuso la percezione di ciò che arriva sulle loro tavole, causando non solo allarmismi ingiustificati, ma un danno enorme per tutto il comparto”. “Il 65% degli intervistati -continua- pensa che l’Italia importi una quantità rilevante di farina da altri Paesi. Ma non è così: c’è una confusione palese e molto grave tra il grano, che siamo costretti a importare per carenze quantitative e qualitative e che spesso paghiamo purtroppo anche di più rispetto a quello italiano, e la farina, le cui importazioni non superano lo 0,2%, ovvero il nulla”.
“Non ci stancheremo mai di ripetere -sottolinea- che le nostre farine sono da considerarsi al 100% made in Italy. Esse sono il frutto dell’impareggiabile capacità dei nostri mugnai nel saper individuare e miscelare le migliori e più preziose varietà di frumento tenero, per la produzione di un’ampia varietà di farine di frumento, tutte accomunate da eccellenti qualità nutrizionali e salutistiche, destinate alla produzione di pane, di pizza o di prodotti dolciari. E questo a prescindere dall’origine della materia prima frumento”.
Il 2016 ha fatto registrare, riferisce, “i raccolti nazionali di frumento più elevati nell’ultimo decennio”. “Nonostante ciò, rispetto alla richiesta dell’industria molitoria – avverte – sussiste ancora un forte deficit sia quantitativo che qualitativo e, pertanto, il nostro Paese si trova nell’obbligo di importare circa il 60% del proprio fabbisogno nel comparto del frumento tenero e circa il 40% nel comparto del frumento duro”. “Una materia prima -precisa il presidente di Italmopa- che è ancora più controllata di quella proveniente dai campi italiani. Il frumento importato, infatti, rispetta pienamente la normativa comunitaria, che è tra le più severe al mondo, per quanto riguarda la presenza massima di contaminanti, ed è sottoposto a sistematici e rigorosi controlli sia da parte degli organi pubblici di vigilanza, sia dalle stesse aziende molitorie nell’ambito dei sistemi obbligatori di autocontrollo”.
“Siamo qui -avverte- a lanciare un messaggio agli italiani: in un momento in cui la comunicazione globale ha azzerato filtri e controlli sui contenuti, ci mettiamo a loro completa disposizione per fornire tutte le informazioni, di natura legislativa ma anche nutrizionale, per dissipare i principali dubbi dei consumatori”.
“E’ per questo -ricorda- che abbiamo creato il sito www.infofarine.it e lavorato per incrementarlo sempre con nuovi contenuti, approfondimenti, interviste e contributi scientifici”.