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Libia: vedova Failla, vivo un incubo, da Governo silenzio assordante

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Palermo, 22 feb. (AdnKronos) – “Da quando siamo partiti da Roma, da quando ci hanno consegnato la bara di mio marito, ho assistito a un silenzio assordante da parte del Governo. E un anno di silenzio fa molto male. Ti ridanno una salma e ti spediscono a casa: questo è lo Stato italiano”. E’ il duro sfogo all’AdnKronos di Rosalba Failla, vedova di Salvatore, l’operaio della Bonatti morto lo scorso marzo scorso durante il sequestro da parte di gruppi armati libici. Nel giorno in cui la Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati sei persone tra cui i vertici della multinazionale la rabbia della signora Failla non si placa.
“Non mi fermerò finché la verità sulla morte di mio marito non emergerà – aggiunge -, fino a quando non salteranno fuori le responsabilità da parte dello Stato italiano. Perché forse per il Governo italiano Salvo non era nessuno, ma per me e le mie figlie era tutto il nostro mondo. Da un anno viviamo in un incubo, circondati dal silenzio. Siamo stati abbandonati allora e lo siamo ancora oggi. Perché mio marito non è mai stato ricordato, in nessuna giornata della memoria, in nessuna occasione ufficiale, quando si rivolge un pensiero commosso alle vittime del terrorismo Salvo è stato nominato. E anche questo fa male”, conclude.