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Malattie cardiovascolari prima voce di costo tra le prestazioni Inps

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Roma, 18 gen. (AdnKronos Salute) – Sono circa 21 i miliardi di euro spesi ogni anno in Italia per le malattie cardiovascolari, tra costi diretti e indiretti: questi i numeri resi noti durante l’evento “Insieme al mondo del lavoro per ridurre la mortalità delle malattie cardiovascolari”, oggi a Roma al ministero del Lavoro e politiche sociali, promosso dalla Fondazione italiana per il cuore (Fipc), appuntamento che si inserisce all’interno della campagna di prevenzione “Lavora con il cuore”, avviata nel 2015 dalla Fipc con il dicastero per valutare i principali fattori di rischio cardiovascolare con un semplice test del sangue. Al centro del dibattito le patologie cardiocircolatorie e il loro impatto socio-economico, con particolare riferimento al mondo del lavoro. Le malattie cardiovascolari rappresentano, infatti, la prima causa di morte in molti paesi Europei e si prevede che nel 2030 i decessi annui aumenteranno da 17 a 23 milioni.
Queste patologie – evidenziano gli esperti – rappresentano una voce importante di costo tra le prestazioni previdenziali gestite dall’Inps, con 669 milioni di euro l’anno spesi per assegni ordinari di invalidità e 1,2 miliardi per pensioni di invalidità. “In Italia i costi diretti delle malattie cardiovascolari per il Ssn sono di circa 16 miliardi di euro all’anno, ai quali vanno aggiunti circa 5 mld in termini di costi indiretti calcolati principalmente come perdita di produttività”, spiega Massimo Piccioni, coordinatore generale medico legale dell’Inps Roma.
“E’ importante considerare, comunque, che i costi indiretti non comprendono solo la produttività ma anche le spese sostenute dal sistema previdenziale che è responsabile di fornire prestazioni assistenziali e previdenziali a tutte le persone affette da patologie e che eroga pensioni di inabilità ed assegni di invalidità. E’ fondamentale considerare che è possibile una redistribuzione delle risorse a favore di una maggiore allocazione sul versante della prevenzione, come investimento volto ad evitare l’invalidità. Redistribuzione che noi, come Istituto, auspichiamo fortemente”, sottolinea.
“La promozione di una sempre più forte cultura della prevenzione cardiovascolare è un passo fondamentale verso un approccio congiunto tra aziende e istituzioni e più efficace a queste patologie in costante aumento”, afferma Emanuela Folco, presidente della Fondazione.
“L’alleanza tra il mondo del lavoro e la salute è fondamentale per contribuire alla tutela della salute dei cittadini – commenta Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro – L’iniziativa portata avanti nel 2015 e nel 2016 in condivisione con la Fondazione italiana per il cuore ha rappresentato un grande esempio di sensibilizzazione della popolazione sull’importanza di adottare stili di vita corretti, attivando un circolo virtuoso: avere collaboratori in salute migliora l’ambiente di lavoro, riduce i costi e incrementa efficienza e produttività.”
“Tra dicembre 2015 e febbraio 2016, infatti, la campagna ‘Lavora con il cuore’ si è svolta nelle sedi centrali del ministero del Lavoro a Roma, e ha coinvolto circa 550 persone (25,8% uomini e 74,2% donne), il 56% dei dipendenti, con ottimi risultati in termini di informazione e sensibilizzazione – afferma Stefania Cresti, Direzione generale per le politiche del personale del dicastero – A dimostrazione del fatto che il mondo del lavoro rappresenta un’area privilegiata per iniziative di questo tipo – prosegue – ricordiamo che il 10,5% delle persone coinvolte non aveva alcuna conoscenza dei fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, ma un 35% era fumatore o ex fumatori e un 20% aveva uno stile di vita sedentario. Circa il 21% ha scoperto in quella occasione di presentare fattori di rischio cardiovascolare aumentato”.