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Messina: dissidi alla base dell’omicidio Lo Turco

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Palermo, 22 dic. (AdnKronos) – Ci sarebbero dissidi tra la vittima e il presunto assassino alla base dell’omicidio di Alfio Lo Turco, rinvenuto lo scorso primo ottobre quasi decapitato. In carcere è finito Leonardo Lo Giudice di 65 anni, accusato di omicidio premeditato. Il provvedimento restrittivo scaturisce dagli esiti di “una complessa attività̀ di indagine”, coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica Annalisa Arena e sviluppata dalla Compagnia Carabinieri di Taormina d’intesa con il Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Messina a seguito dell’omicidio del pensionato 64enne, il cui cadavere era stato rinvenuto decapitato il primo ottobre scorso. nelle campagne di Mongiuffi Melia (Messina). “La vittima, in particolare, recatasi in un fondo agricolo per compiervi alcuni lavori, era stata affrontata e uccisa con tre colpi di fucile semiautomatico calibro 12 caricato a pallettoni, esplosi alla testa da distanza ravvicinata”, dicono gli inquirenti.
L’attività̀ investigativa, nel suo complesso, ha consentito l’identificazione dell’autore dell’efferato delitto, individuato sulla base della riconducibilità del materiale balistico rinvenuto sulla scena del crimine ad un’arma di sua proprietà̀, “nonché́ di fare piena luce sul movente dell’omicidio, da ricondurre ai frequenti dissidi legati ai cattivi rapporti di vicinato tra il pensionato e il suo assassino”.
Le investigazioni svolte dai Carabinieri si sono rapidamente sviluppate attraverso interrogatori di persone informate sui fatti, sopralluoghi, perquisizioni, esame delle riprese dei sistemi degli impianti di videosorveglianza e mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali nonché́ indagini tecnico-scientifiche condotte dal Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Messina. Si è̀ ricostruita, sulla base delle testimonianze raccolte, dapprima “l’esistenza di dissidi tra la vittima e l’assassino dovuti al cattivo rapporto di vicinato esistente tra i due – spiegano ancora gli investigatori – Successivamente si sono ricostruiti gli spostamenti dell’indagato il giorno dell’omicidio appurando che, in un orario compatibile con quello in cui l’omicidio è stato commesso, aveva effettuato un sosta di circa quattro minuti in una località assai prossima alla scena crimine”.