Home Nazionale Nella finanza arriva la rivoluzione digitale ma l’Italia è in ritardo

Nella finanza arriva la rivoluzione digitale ma l’Italia è in ritardo

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Milano, 31 gen. (Labitalia) – Entrano sul mercato attori innovativi, si diffondono nuovi strumenti con impatti dirompenti su processi e servizi, cambiano i modelli di business in modo pervasivo: il digitale sta rivoluzionando il settore finanziario, ma l’ecosistema italiano non è ancora pronto a cogliere i grandi cambiamenti in corso, mostrando un ritardo nei trend tecnologici più significativi. Lo rivela la ricerca dell’Osservatorio Digital Finance della School of Management del Politecnico di Milano, presentata oggi al convegno ‘Digital rethinking nel banking e finance’.
Le startup Fintech – oltre 750 nuove aziende nate dal 2011 ad oggi a livello internazionale con oltre 26,5 miliardi di dollari di finanziamenti raccolti – aprono la competizione con gli attori tradizionali, creando anche opportunità di collaborazione, con un forte attivismo in particolare sui servizi bancari di base del mondo finanziario (funding & lending). Si diffondono le Application Program Interfaces (Api), infrastrutture che consentono alle organizzazioni di diventare più ‘aperte’, di integrarsi con nuovi attori e di modificare il proprio assetto.
Si inizia a comprendere il grande valore delle informazioni, ma oggi solo il 40% degli istituti finanziari cita i Big Data Analytics nei suoi piani strategici, utilizzandoli principalmente nella relazione con i clienti, molto poco nei prodotti finanziari.
L’intelligenza artificiale rende più efficienti i processi di investimento nell’Asset Management, ma oggi solo il 18% degli istituti tradizionali utilizza strumenti digitali avanzati. È iniziata la rivoluzione della ‘Blockchain’, la tecnologia per le transazioni nata con i Bitcoin, anche se sono ancora poche le banche sperimentatrici, di fronte all’incertezza su prospettive e tempi di utilizzo.
In questo contesto, di fronte a una riduzione della marginalità, mentre i requisiti di capitale sono aumentati negli ultimi anni e il valore di mercato è sensibilmente diminuito, il cambiamento nel sistema finanziario appare una scelta obbligata. “Il mondo finanziario e bancario è chiamato a cogliere la rivoluzione digitale aprendosi all’innovazione e utilizzando strumenti per la digitalizzazione dei processi, a una gestione più consapevole e a maggior valore del patrimonio dei dati interni ed esterni, fino ai sistemi transazionali evoluti, come la Blockchain”, dice Marco Giorgino, responsabile scientifico dell’Osservatorio Digital Finance.
“L’ecosistema italiano – spiega – appare ancora in ritardo su questi fronti, ma le innovazioni in atto e quelle ancora all’orizzonte porteranno inesorabilmente gli attori finanziari e bancari a modificare il proprio modo di operare, trasformandoli radicalmente sia al loro interno che nelle modalità con cui servono i mercati”.
“Per fronteggiare la competizione allargata – sottolinea Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Digital Finance – gli attori bancari oggi possono fare leva su due importanti vantaggi: il patrimonio informativo di inestimabile valore nel rapporto con il cliente e la sua conoscenza pervasiva. Fondandosi su questo, con le analisi Big Data, possono valutare con maggiore velocità e precisione il merito di credito di un cliente, anche anticipandone i bisogni”.
“Automatizzando il processo di investimento, invece, possono posizionarsi in modo complementare rispetto all’offerta tradizionale, ad esempio rivolgendosi a un target molto specifico”, aggiunge.
Nel mondo Finance sono già entrati diversi colossi del web, come Google, Facebook, WeChat, Apple Samsung e Alibaba: “Nel breve-medio periodo – osserva Marco Giorgino – gli istituti finanziari accusano un ritardo, in ambito digitale in termini di efficacia ed efficienza, rispetto ai grandi attori digitali internazionali e su alcuni servizi dovranno sottostare alle loro condizioni, ma da un attento monitoraggio della concorrenza e da una corretta valorizzazione dei propri asset, gli istituti finanziari possono estrarre il potenziale per mantenere nel lungo periodo un vantaggio competitivo anche in campo digitale”.