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Pd: la sfida tra Renzi, Emiliano e Orlando, mozioni a confronto/Adnkronos

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Roma, 19 mar. (AdnKronos) – A parte le ‘ricette’ su lavoro, tasse, Ue, migranti, è sul partito che si concentrano le differenze maggiori mettendo a confronto le mozioni presentate dal candidati alle primarie del Pd. Riguardano ruolo, collocazione, organizzazione del Pd. E come esercitare la leadership, soprattutto. La diversità più macroscopica nella sfida per la segreteria dem tra Matteo Renzi, Michele Emiliano e Andrea Orlando sta proprio nella concezione del leader. Va separato il ruolo di segretario e candidato premier per il governatore pugliese e il ministro della Giustizia. Il principio del leader forte non si tocca per l’ex-premier. Tutto messo nero su bianco nelle mozioni congressuali.
Due mondi diversi e due modi antitetici di intendere la leadership. Ma anche un’arma polemica nei confronti di Renzi: Orlando rivendica la necessità di un “segretario a tempo pieno” perchè “un partito assorbito dal governo” è stata una della cause della sconfitta del 4 dicembre. Emiliano, poi, attacca la “visione ipertrofica dell’io solo al comando, l’io ipertrofico”. Per Renzi al contrario, con sfumature magari meno nette del passato, la concezione del leader forte resta “un principio essenziale”. Sì, c’è Maurizio Martina in ticket, c’è la volontà di dare più spazio i 40enni, esplicitata al Lingotto e concretizzata nella scelta di Matteo Richetti a portavoce della mozione, ma lo schema non si cambia.
Renzi lo spiega nella mozione ‘Avanti, insieme’, 41 pagine, con la quale si presenta al congresso. Orlando che dell’unità, del ricucire ha fatto la sua bandiera la intitolata ‘Unire l’Italia, unire il Pd’, 26 pagine. Quindi Emiliano, ‘L’Italia è il nostro partito’, 20 pagine. Il governatore pugliese è quello che, nel suo documento congressuale, si addentra meno nelle questione prettamente politiche (poco o niente su legge elettorale e alleanze, per dire). Il cavallo di battaglia di Emiliano sono i militanti e la possibilità di partecipare, con la proposta di una piattaforma web in cui poter incidere, attraverso il voto on line, sulle scelte del partito. (segue)
Renzi e il ‘partito pensante’ – Nella mozione, ribadendo che la coincidenza segretario-premier non si tocca, Renzi riconosce però che il partito va curato di più. “L’esperienza di questi anni ci dice che il principio, per noi essenziale, di coincidenza tra segretario e candidato premier richiede una cura particolare del Partito, specialmente durante le stagioni di governo, anche allo scopo di migliorare la qualità delle riforme e di farle vivere nella società”.
Di qui il ‘partito pensante’ che “selezioni e formi classe dirigente” con la proposta di “un seminario nazionale rivolto a 300/400 giovani militanti e amministratori della durata di sei mesi; una ‘summer school’ che, sul modello della ‘Université d’été’ dei socialisti francesi, rappresenti un momento annuale di approfondimento sui principali temi dell’agenda politica”.
Orlando e il segretario a ‘tempo pieno’ – “È giunto il momento di riaffermare la distinzione tra partito e governo, che non è una questione organizzativa, è una scelta politica”. Orlando lo scrive senza giri di parole nella sua mozione. E spiega: “Non è solo per senso del limite. È una condizione per tornare a vincere, in un contesto politico e istituzionale mutato rispetto a quello bipolare e maggioritario in cui immaginammo le nostre regole. È il segno di aver colto la lezione della sconfitta del 4 dicembre: un partito nei fatti ‘assorbito’ nel governo non è stato in grado di coinvolgere la società e nemmeno di comunicare”. E conclude: “Il partito non è un comitato elettorale permanente (…) Occorre dedicarsi a tempo pieno a questo partito”.