Home Nazionale Ricerca: 200 mila firme per #Saveahmad, anche l’Italia si mobilita

Ricerca: 200 mila firme per #Saveahmad, anche l’Italia si mobilita

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Roma, 14 feb. (AdnKronos Salute) – Oltre 200 mila firme per la petizione #SaveAhmad, lanciata su Change.org, per liberare Ahmadreza Djalali, il ricercatore iraniano specializzato in medicina delle grandi emergenze, detenuto da aprile 2016 in un carcere di Teheran e condannato alla pena capitale. Sempre di più il web si mobilita in difesa del ricercatore che da oltre 5 anni lavorava in Italia al Crimedim di Novara, il centro di ricerca in medicina dei disastri dell’università del Piemonte orientale.
Dopo esser tornato nel suo paese natale per partecipare a un convegno su invito dell’università di Teheran, Ahmadreza è stato arrestato. E da 10 mesi è in isolamento nella prigione di Evin, con l’accusa di aver collaborato con paesi nemici della repubblica islamica. Dalle autorità iraniane gli è stato negato il diritto di essere difeso da un avvocato, così a dicembre scorso il ricercatore ha iniziato uno sciopero della fame che ha aggravato notevolmente le sue condizioni di salute.
Sposato, padre di due bambini, è riuscito a raccontare alla moglie – che vive a Stoccolma – di essere stato obbligato a firmare una confessione dal contenuto ignoto, che lo ha esposto all’accusa di essere una spia. Per questo rischia la pena di morte. “Ribadiamo con forza che non ha mai commesso reati – ha sottolineato il rettore dell’Università del Piemonte Orientale Cesare Emanuel, all’inaugurazione dell’anno accademico – Crediamo sia intollerabile la condanna a morte. E sarebbe ancora una volta un grave e palese attentato alla libertà della ricerca, alla disseminazione della conoscenza senza barriere, principi imprescindibili dell’università, del progresso umano”.
La comunità scientifica respinge le accuse rivolte contro Ahmadreza, ritenendo che l’unica “colpa” che gli si può attribuire sia quella di aver collaborato con ricercatori israeliani e sauditi nel corso della sua attività di ricerca.
Il mondo della ricerca, ma non solo, si è mobilitato per salvare il ricercatore. Ai tanti videomessaggi e alla petizione, si affianca l’appello di Amnesty International e diverse iniziative di raccolta fondi, come la campagna di crowdfunding #Saveahmad lanciata su Worth Wearing (https://worthwearing.org/store/saveahmad) da Luca Ragazzoni, ricercatore insieme ad Ahmadreza al Crimedim.
Anche il Segretariato italiano giovani medici (Sigm) e l’Associazione italiana medici (Aim) si uniscono all’appello del Crimedim in difesa Ahmadreza Djalali. Sigm e Aim chiedono “a tutti i medici italiani di contribuire all’iniziativa di far circolare la notizia sul web, utilizzando gli hashtag #AhmadrezaFree e #SaveAhmad, nonchè di sottoscrivere la petizione su change.org messa a punto dalla moglie del collega Ahmad”.