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8 marzo: Sos violenze, 172 vittime al Centro Mangiagalli Milano nel 2018

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Milano, 7 mar. (AdnKronos Salute) – Anche oggi, alla vigilia dell’8 marzo, la ginecologa Alessandra Kustermann che a Milano aiuta le donne (e non solo) vittime di abusi non si fa troppe illusioni: “Dal 1 gennaio i casi che abbiamo assistito al Soccorso violenza sessuale e domestica sono 172, ma domani saranno già saliti a 174, 175 o chissà”, spiega all’AdnKronos Salute la fondatrice del Svsed della clinica Mangiagalli, Fondazione Irccs Policlinico del capoluogo lombardo. Perché considerando i numeri registrati da inizio anno, “78 di violenza sessuale e 94 di violenza domestica”, comunque “stabili negli ultimi 3 anni”, si può calcolare che le richieste di aiuto crescano in media al ritmo di 2-3 al giorno.
Si va “dalle ecchimosi plurime”, lividi in ogni parte del corpo, “alle fratture del setto nasale, dell’osso zigomatico, di arti o costole, fino a bruciature, ferite di arma da taglio, tentativi di strangolamento e tanto altro ancora. In certi casi, pochi, la violenza subita è ‘solo’ psicologica”, mentre “in molti gli abusi sfociano in attacchi di panico”. Evocano immagini crude i racconti raccolti dalla trincea del Svsed. “Per le violenze sessuali siamo centro di riferimento su Milano e provincia, quindi tutte quante arrivano qui”, ricorda Kustermann che traccia un bilancio del fenomeno. “L’anno scorso – riferisce – i casi finiti alla nostra attenzione sono stati complessivamente 1.032. Nell’ultimo triennio, da un anno all’altro i dati sono più o meno gli stessi e rispetto a prima qualcosa è cambiato: fino al 2015 viaggiavamo intorno ai 900 assistiti all’anno, segno che è aumentato il numero di donne che riescono a chiedere aiuto”.
“Questo non significa però – precisa la ginecologa – che sia cresciuta anche la volontà di denunciare: l’anno scorso lo ha fatto il 47% delle donne, tanto rispetto alla media nazionale che è del 10% circa, ma ancora non abbastanza”. L’esperta esorta a uscire allo scoperto, ad armarsi di coraggio e pazienza, a intraprendere e percorrere fino in fondo l’iter legale successivo alla denuncia: “Chi lo fa ottiene giustizia nel 90% dei casi e credo che questo vada letto come un messaggio di speranza. Essere seguite bene, come accade a chi si affida a noi e ai legali dell’associazione di volontariato che ci affianca offrendo assistenza gratuita, può fare la differenza”. Nel 2017 hanno scelto questa strada in 145: 111 le procedure penali, 34 le civili. Tra i punti di forza c’è il fatto di “poter contare su una documentazione sanitaria seria, completa e puntuale, anche sugli attacchi di panico molto frequenti nelle vittime di violenza”.
Qual è l’identikit di chi si rivolge al Svsed di Milano? “Nella maggior parte dei casi si tratta di donne – precisa Kustermann – mentre gli uomini l’anno scorso sono stati 77”, ma questa cifra comprende anche i minori: in totale, fra maschi e femmine, gli under 18 assistiti nel 2017 sono stati “244, di cui 136 al di sotto dei 13 anni e 108 nella fascia 14-17 anni”.
“Un po’ più della metà delle donne che arrivano da noi sono italiane, circa il 54%”, analizza la ginecologa. Sempre guardando ai dati dell’anno scorso, “le violenze domestiche sono state 566 e quelle sessuali 414, di cui 40 violenze di gruppo. Sopra ai 18 anni i casi sono stati 180 fra i 18 e 24 anni, 237 dai 25 ai 34, 211 dai 35 ai 44, 104 dai 45 ai 54, 56 dopo i 55 anni”. Ancora: “La maggior parte arrivava da Milano (695 casi) e provincia (185), mentre 104 provenivano da altre province lombarde e 48 da altre regioni. Poco più del 50% dei casi (520) sono giunti qui dal nostro Pronto soccorso o da quello di altri ospedali; 61 si sono presentati spontaneamente, 220 accompagnati dalle forze dell’ordine, 63 da parenti o amiche, 12 grazie alle associazioni, 27 tramite la Rete dei centri antiviolenza, 68 attraverso servizi pubblici come consultori, servizi sociali, Neuropsichiatrie infantili, 55 per altre vie. E in 6 – rileva Kustermann – sono stati mandate dal medico di famiglia”.
Poiché l’orco agisce in famiglia, almeno nelle violenze domestiche “la maggioranza degli aggressori sono i mariti/compagni. Mentre nelle violenze sessuali prevalgono aggressori sconosciuti o conoscenti occasionali”. Il consiglio dell’esperta è quello di “rivolgersi a un centro ospedaliero, soprattutto per assicurarsi che le lesioni subite vengano ben documentate”, ribadisce. “Con la giusta assistenza avere giustizia si può – ripete Kustermann – in un numero di casi molto superiore a quando si percorrono altre vie, caso in cui tutto finisce spesso con l’archiviazione”.