Home Nazionale Clonazione: genetista, bene tema maturità, se giovani ne parlano via paure

Clonazione: genetista, bene tema maturità, se giovani ne parlano via paure

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Roma, 20 giu. (AdnKronos Salute) – La prima clonazione tra primati non umani è una delle tracce della prima prova della maturità 2018. “Non sono sorpreso della scelta del Miur e credo che sia giusto dare la possibilità ai ragazzi di riflettere su questi temi. Più se ne parla e meglio è. Perché questo è l’unico modo per eliminare le paure dell’uomo verso le sfide della genetica e della biotecnologia. La clonazione umana, che per noi scienziati è del tutto inutile voglio ribadirlo, è un tema però che appassiona i giovani come tutta la scienza. Vogliono sapere e conoscere per capire il mondo”. A parlare all’Adnkronos Salute è Giuseppe Novelli, genetista e rettore dell’università di Tor Vergata di Roma.
Il Miur ha scelto un articolo pubblicato su ‘Focus.it’, a firma di Elisabetta Intini, per dare modo ai candidati di ragionare sui confini etici e scientifici della clonazione umana. L’articolo fa riferimento a uno studio pubblicato su ‘Cell’ che descrive la clonazione di due macachi geneticamente identici effettuata in Cina con la stessa tecnica utilizzata nel 1996 per la famosa pecora Dolly. “La clonazione può servire solo per riprodurre modelli animali e per studiare lo sviluppo di malattie – aggiunge Novelli – ma è giusto che si discuta senza pregiudizi perché le paure verso la scienza si nascondono dove c’è ignoranza. I nostri giovani devono crescere con una mentalità curiosa e aperta”.
Novelli è appena rientrato dagli Stati Uniti dove ha partecipato ad un congresso mondiale sulle biotecnologie. “Voglio raccontare una cosa accaduta durante una sessione del congresso – ricorda il rettore – ad un certo punto hanno dato la parola ad una ragazzina di 13 anni chiedendole le sue impressioni su quanto aveva ascoltato sul tema degli Ogm. Ebbene, lei ha detto che era molto contenta perché aveva capito che i prodotti proveniente da animali geneticamente modificati non fanno niente alle persone ma che buona parte della popolazioni non li accetta per mancanza di conoscenze adeguate. Questo episodio – avverte Novelli – è emblematico dell’enorme capacità dei giovani di interpretare quello che accade intorno a loro”.