Home Nazionale Def: Tabarelli, se petrolio a 100 dollari perdiamo 0,7% Pil nel 2019

Def: Tabarelli, se petrolio a 100 dollari perdiamo 0,7% Pil nel 2019

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Milano, 9 ott. (AdnKronos) – Se il prezzo del petrolio salirà a 100 dollari al barile il prossimo anno, l’impatto sul pil italiano potrebbe essere di 0,7 punti percentuali, con un aumento del deficit energetico, cioè della spesa per importare energia, di circa 15 miliardi di euro. Sono le stime di Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, che ritiene ci sia una “sottovalutazione” delle dinamiche di crescita delle quotazioni petrolifere. Ad esempio, nella nota di aggiornamento al Def, gli scenari base prevedono un prezzo del barile a 73,8 dollari. Ma, solo ad ottobre, le pressioni al rialzo scatenate dall’incombere delle sanzioni all’Iran hanno portato il Brent a 84 -85 dollari al barile, ai massimi da quattro anni. “Le nostre stime sono per un prezzo di 82 dollari al barile per il 2019 e – dice Tabarelli all’Adnkronos – sono numeri cauti, tranquilli, che non tengono conto delle criticità crescenti del mercato dell’energia”.
Il petrolio a 100 dollari al barile “non è da escludere: è uno scenario pessimistico ma è possibile”, sottolinea. Basta considerare che “nel 2014 quando avevamo una domanda inferiore rispetto a oggi di circa 8 milioni di barili al giorno i prezzi erano stabilmente a 110 dollari”. In più, con le sanzioni di Donald Trump all’Iran, “verranno meno sul mercato tra un milione e un milione e mezzo di barili al giorno, soprattutto verso fine anno quando c’è un picco della domanda stagionale. Rispetto al 2014, abbiamo 8 milioni di barili in più al giorno di domanda petrolifera, due volte quello che producono l’Iraq e l’Iran. La condizione della domanda è molto solida e non c’è altrettanta capacità produttiva”, precisa ancora il docente dell’Università di Bologna.
Il motivo per cui l’Italia sarebbe molto sensibile a uno scenario di shock sui prezzi del greggio è semplice: “Siamo il Paese che insieme al Giappone più dipende dalle importazioni di energia all’interno dell’Ocse”. Importazioni che, ricorda Tabarelli, “contano per il 76% dei nostri consumi finali. Importiamo il 92% gas che consumiamo e il 91% del petrolio che consumiamo. Dieci dollari in più del prezzo del barile si traducono in circa 5 miliardi in più deficit energetico e arrivare a 100 dollari al barile ci costerebbe almeno mezzo punto di pil”. I costi più alti del petrolio determinano un aumento dell’inflazione e diminuiscono il potere d’acquisto delle famiglie. “Già quest’anno, i prezzi di gasolio e benzina sono aumentati di 10 centesimi al litro, che corrispondono complessivamente a 4 miliardi di euro di euro di risorse che dalle tasche degli italiani si spostano all’estero”. Nel 2018, la stima di Nomisma Energia sul deficit energetico dell’Italia rispetto al Pil è del 2,6%, per il 2019 del 3% con il petrolio a 100 dollari. “E’ tutta ricchezza trasferita all’estero e tolta alla crescita interna”.