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Grassi ‘cattivi’ nella dieta innescano diabete

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Rimini, 16 mag. (AdnKronos Salute) – Dal burro alla carne rossa, passando per gli oli di palma e cocco, troppi grassi ‘cattivi’ nella dieta aumentano il rischio di diabete. Dal 27.esimo congresso in corso a Rimini, la Società italiana di diabetologia scende in campo con un position paper sui grassi alimentari. Nero su bianco, gli esperti danno le istruzioni per l’uso, per scegliere i grassi amici della salute e per evitare quelli che possono causare non solo le malattie cardiovascolari, com’è ormai noto, ma anche il diabete.
Oltre allo zucchero, da sempre sul banco degli imputati quando si parla di diabete, “un importante e ben più pericoloso fattore di rischio per lo sviluppo della malattia di tipo 2 – avvertono i diabetologi – è il consumo eccessivo di grassi con l’alimentazione”. Grassi saturi, che andrebbero fortemente limitati nella dieta.
“Quando assumiamo una quantità eccessiva di grassi – spiega uno degli autori del position paper, Annalisa Natalicchio, del Dipartimento dell’emergenza e dei trapianti di organi, Sezione di medicina interna, dell’Università Aldo Moro di Bari – si trasformano in acidi grassi liberi nel sangue e raggiungono i diversi organi coinvolti nel metabolismo del glucosio, alterandone le funzioni. Così, se i livelli di acidi grassi nel sangue sono elevati e lo restano a lungo, si possono verificare danni a carico delle cellule beta e alfa pancreatiche, preziosissime perché secernono rispettivamente insulina e glucagone, due ormoni fondamentali nel mantenimento dei livelli normali di glicemia”. Un fenomeno che gli specialisti chiamano lipotossicità.
“I grassi saturi sono dunque nemici non solo dei vasi e del cuore, ma anche del pancreas e del fegato. In questo senso, la cosiddetta lipotossicità è un importante meccanismo che può condurre al diabete di tipo 2”, sottolineano i diabetologi.
Gli acidi grassi saturi sono presenti soprattutto negli alimenti di derivazione animale (carni, uova, burro, strutto). Fa eccezione il palmitato, componente principale dell’olio di palma che, pur essendo un grasso vegetale, è di fatto un grasso saturo.
“Nessun alimento va demonizzato e qualche strappo alla regola è anche lecito. Ma è bene non esagerare e soprattutto imparare a leggere le etichette alimentari, scegliendo consapevolmente cosa mettere nel carrello e cosa lasciare sullo scaffale del supermercato”, si raccomanda nel documento, messo a punto proprio per fare chiarezza su temi controversi e spesso strumentalizzati.
I grassi – ricordano gli esperti – non sono tutti uguali. Ci sono anche grassi ‘di qualità’, poli-insaturi (Pufa), soprattutto omega-6, e mono-insaturi (Mufa), in particolare l’acido oleico, presente soprattutto nell’olio di oliva: il loro consumo si associa infatti a una riduzione del rischio di diabete.
Ecco, dunque, le ‘istruzioni per l’uso’ dettate dagli esperti della Sid, che indicano gli alimenti ricchi di grassi ‘buoni’ e quelli ricchi di grassi ‘cattivi’.
Fortemente consigliati: oli vegetali salutari (extravergine d’oliva, mais, girasole, di soia, di cotone e di cartamo).
Consentiti: noci, mandorle, semi e legumi; pesce (sgombro, salmone, tonno, sardine, acciughe); uova; cioccolato e burro di cacao.
Consentiti con moderazione: latte e derivati; alcol (eccetto controindicazioni).
Da ridurre al minimo: burro, carni rosse e processate, oli di palma e di cocco, prodotti industriali da forno con grassi trans, fritti industriali.