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Ict: PoliMi, +2,6% investimenti digitali in 2019, 33% imprese fa Open Innovation

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Milano, 29 nov. (Labitalia) – Per il terzo anno consecutivo, crescono gli investimenti delle imprese italiane per l’innovazione digitale. Nel 2019 è previsto un incremento medio del +2,6% del budget Ict, in crescita nel 39% delle imprese, con investimenti concentrati in particolare nella dematerializzazione dei documenti, nei Big Data Analytics e nei sistemi Erp. L’innovazione digitale introduce nuovi modelli di business partecipativi, aperti a startup, centri di ricerca e aziende non concorrenti: il 33% delle imprese ha già in atto iniziative di Open Innovation e il 24% ha in programma di realizzarle a breve. Solo il 17% ha un sistema di metriche per misurare l’impatto dell’innovazione digitale. Oltre metà delle aziende guarda alle startup come fonte di innovazione: il 33% ha già attivato una forma di collaborazione e il 21% ha in programma di farlo.
Sono alcuni risultati della ricerca degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con PoliHub, presentata questa mattina al convegno ‘Imprese e startup nel vortice della trasformazione digitale: alla ricerca dell’innovazione’. L’indagine, attraverso le risposte di 250 tra Chief Innovation Officer e Chief Information Officer, e 45 interviste dirette, ha fotografato l’innovazione digitale nelle imprese italiane in termini di risorse impiegate e modalità di governance, studiando, da un lato, il livello di adozione di nuovi modelli per gestire l’innovazione e, dall’altro, l’evoluzione delle collaborazioni tra startup e aziende incumbent in Italia.
“La costante crescita della spesa Ict per il terzo anno consecutivo – commenta Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Digital Transformation Academy – e la presenza di investimenti digitali anche in unità aziendali diverse dall’It sono ottimi segnali di maturità da parte delle aziende italiane. Ma incrementare le risorse dedicate all’innovazione non è sufficiente: per gestire la velocità e la pervasività con cui il digitale sta rivoluzionando ogni settore e attività professionale, è necessario ripensare completamente i propri modelli di business, sperimentando nuove forme organizzative che coinvolgano tutte le linee di business. Le imprese più lungimiranti – sottolinea – si stanno attrezzando: circa un terzo delle imprese ha già adottato concretamente iniziative di Open Innovation, accogliendo e integrando stimoli di innovazione da nuove fonti finora poco utilizzate ma in crescita, come startup, università e centri di ricerca”.
Nello specifico, nelle previsioni per il 2019 il budget Ict aumenta per il 39% delle imprese italiane, con un tasso di crescita pari al 2,6% (nella scorsa rilevazione oscillava fra l’1,8% e l’1,9%), trainato dalle grandi imprese, che mostrano un incremento medio del 4,8%, seguite dalle medie (+3,2%) e dalle grandissime imprese (+1,9%). Il 14% delle aziende prevede un aumento del budget superiore al 10%, il 25% un aumento fino al 10%, Solo il 9,5% delle imprese diminuirà il budget Ict. Il 47% ha un budget dedicato all’innovazione digitale anche in altre funzioni aziendali: è inferiore a quello della direzione Ict nel 36% dei casi, comparabile o superiore nell’11%. I principali ambiti di investimento Ict delle imprese italiane sono digitalizzazione e dematerializzazione (indicata dal 39% del panel), sistemi di Big Data Analytics e Business Intelligence (38%) e il consolidamento, sviluppo e rinnovamento dei sistemi Erp (31%).
Seguono lo sviluppo e il rinnovamento dei sistemi Crm (26%), le soluzioni di eCommerce e Mobile Commerce (20%), sistemi di Information Security, Compliance e Risk Management (18%), applicazioni e tecnologie di Industria 4.0 (16%), Mobile Business (16%), sviluppo o rinnovamento dei Data Center e Information Management (15%). Chiudono a distanza Artificial Intelligence e Machine Learning (10%), Smart Working (10%), Internet of Things (9%), Supply Chain Finance e Blockchain (entrambe al 2%). La gestione dell’innovazione digitale è ancora un processo complesso e spesso è la stessa cultura aziendale l’ostacolo più difficile da superare. La principale sfida organizzativa è rappresentata, per il 55% del panel, dallo sviluppo di strutture, ruoli e meccanismi di coordinamento che coinvolgono le diverse direzioni. Poi vengono la necessità di reperire, valutare e sviluppare competenze digitali (44%), la definizione di nuove forme di collaborazione con i fornitori tradizionali e nuovi partner come startup, centri di ricerca e università (41%).
Il 60% delle imprese ha avviato iniziative per favorire l’attitudine imprenditoriale dell’organizzazione, come sensibilizzare i manager a stili di leadership indirizzati all’accettazione del rischio e dell’errore (39%), formazione su temi di frontiera come il design thinking (35%) e percorsi di formazione per stimolare l’innovazione fra i dipendenti (30%). Seguono collaborazioni con le startup (29%), l’organizzazione di contest o hackathon per coinvolgere i dipendenti (24%). Il 26% non ha lanciato nessuna iniziativa, ma le sta pianificando, mentre solo il 14% non è interessato. Le imprese cercano di dotarsi di modelli organizzativi con ruoli e processi definiti e strutturati. Tra quelle con oltre 250 dipendenti, il 35% affida ogni progetto di innovazione a un team dedicato, il 26% gestisce i progetti di innovazione in modo occasionale e con attività non strutturate, nel 4% dei casi è presente un comitato innovazione interfunzionale, nel 36% è presente una direzione innovazione o una figura dedicata.