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Leonardo Pieraccioni e l’amore: Se son rose…

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Se son rose… è il nuovo film di Leonardo Pieraccioni, il tredicesimo della sua carriera come attore e regista, nelle sale cinematografiche dal 29 novembre. Pieraccioni lo sta presentando alla stampa in una serie di proiezioni per addetti ai lavori, in cui lo abbiamo incontrato insieme alla giovane e promettente attrice Mariasole Pollio.

Leonardo Pieraccioni è un fiume in piena nel parlare di questo suo nuovo lavoro e nel raccontarsi, perché “è una storia quasi completamente autobiografica! A cinquant’anni mi sono regalato un punto della situazione” – come lui stesso dichiara. E’ quindi un Pieraccioni che per la prima volta guarda all’amore al passato e al presente, con un pizzico di malinconia per quello che non ha funzionato, di sorridente nostalgia per il primo amore e di gioia per quello della vita.

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Pieraccioni non esita ad affermare che non è fatto per l’amore che dura tutta la vita, per quel “vissero felici e contenti” che ha lasciato intravedere in altri suoi film; così come non è portato a correre la maratona dell’amore, si sente piuttosto nella posizione di chi sostiene che l’amore dura tre/quattro anni e poi la fiamma va pian piano affievolendosi, per un motivo o per un altro.

Ma è anche un Pieraccioni a cui si illuminano gli occhi quando, descrivendo il personaggio di Angelica, ricorda il suo primo amore, quello adolescenziale di quando faceva forca – o chiodo, per dirla all’aretina – e scopriva la passione, la bellezza dei primi baci. Ed è, soprattutto, un Leonardo che sprizza gioia quando parla del suo vero amore, quello che catalizza tutta la sua attenzione, quello che si è preso il 98% del suo cuore, del suo tempo, della sua vita: la figlia Martina, anche lei presente in alcune scene del film interpretando proprio la figlia del protagonista da piccola.

Così come la figlia Martina è il centro della vita di Leonardo Pieraccioni, nel film è Yolanda il motore della storia, quella che fa partire il messaggio alle ex del protagonista Leonardo (il nome non è un caso) da cui nascono alcuni ritorni e incontri a distanza di tempo. Ogni incontro tra ex diventa allora il momento per specchiarsi a vicenda e scoprire quanto e come si è cambiati, ma è anche l’occasione per dirsi in modo diretto cosa non ha funzionato, quali comportamenti hanno portato alla rottura, tra noia, litigiosità, gelosia e tradimenti. Cinque donne (quattro ex fidanzate e l’ex moglie), cinque caratteri ben distinti tra loro e cinque situazioni altrettanto diverse tra loro, per giungere alla medesima conclusione: la minestra riscaldata non piace, il riproviamoci non funziona. C’è allora una unica certezza, la figlia, che non solo scuote il padre dalla monotonia e dall’apatia in cui è caduto, ma lo sprona a recuperare entusiasmo e a vivere quella storia che non riesce a definire, ma che c’è, con Ginora (o Quarantotto come la chiama Leonardo) che, come una brezza leggera, porta la possibilità di un nuovo amore, in altre forme.

Se son rose… non è solo una commedia che mostra le tante sfaccettature dell’amore e delle storie d’amore, in cui ognuno può riconoscersi in una, due o tutte le situazioni; Se son rose… è esso stesso un atto d’amore, di Leonardo Pieraccioni verso la figlia Martina. Avere 53 anni e una figlia di 8, con varie relazioni finite alle spalle, ha portato Pieraccioni a riprendere le fila della sua vita e rimettere i punti al loro posto; se la figlia è un punto fermo, il film le regala la possibilità di fissare questo momento nel tempo. Come ha spiegato Pieraccioni stesso, la figlia Martina potrà rivedersi a distanza di anni in quel sorriso e in quelle espressioni di adesso immortalate nel film, testimonianza indelebile di quello che ha smosso nel padre.

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