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Palermo: minacciato Presidente Centro Padre Puglisi

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Palermo, 8 ott. (AdnKronos) – Minacce al Presidente del Centro Padre nostro di Palermo dedicato a padre Pino Puglisi davanti alla Casa museo visitata appena poche settimane fa dal Santo Padre. A raccontare l’episodio, in un lungo post si Facebook, è lo stesso Presidente, Maurizio Artale. “Capita che sabato, alle ore 13, dopo aver partecipato al Convegno dal titolo “Crisi e Rigenerazione”, svoltosi presso la Missione Speranza e Carità, io vada a Casa Museo del Beato Giuseppe Puglisi: lì ci sono ad attendermi i volontari del Centro ed il gruppo dei giovani promotori dell’iniziativa “La Via dei Tesori”, in quanto per la prima volta la Casa Museo è stata inserita in questa iniziativa cittadina – racconta Maurizio Artale su Facebook -Capita che appena sceso dall’auto, un “energumeno”, venuto fuori dal portone del civico n.3 di Piazzetta Beato Giuseppe Puglisi (già Piazzale Anita Garibaldi), a torso nudo, con barba folta e nera così come la sua capigliatura alla moda, si dirige verso di me con un fare pari a quello di un rinoceronte che carica la sua preda”.
“Capita che egli abbia alcuni attimi di esitazione per il fatto che io stia parlando al cellulare e che al contempo una donna al balcone gli grida qualcosa. Io non comprendo perché impegnato al cellulare, ma vedo che questa gli lancia una maglietta affinché possa coprire il torso ed assumere un aspetto più dignitoso – aggiunge Artale che il 15 settembre ha ricevuto il Papa nella Casa Museo – Capita che alla fine della mia telefonata, “l’energumeno”, puntandomi il dito in faccia, mi urli che per colpa mia lui non può più posteggiare la moto sotto il suo balcone e che da quando io ho comprato quella casa, indicando con l’indice la Casa Museo dove ha vissuto il Beato Giuseppe Puglisi, in quella piazza non c’è più pace. Così “l’energumeno” aggiunge che non appena avesse visto una moto dei volontari del Centro sul marciapiede ci avrebbe pensato lui. Capita che io, con molta calma, gli chieda per quale motivo se la stia prendendo con me, invitandolo eventualmente a reclamare, per il divieto di posteggio sui marciapiedi, direttamente alle Forze dell’Ordine. Aggiungo inoltre che anche nel caso in cui avesse visto una moto appartenente ad un volontario del Centro posteggiata sul marciapiede, avrebbe dovuto chiamare sempre le forze dell’ordine”.
E ancora: “Capita che lui mi risponda di non essere sbirro come me e che queste cose posso farle io ma di certo lui no. Capita che io ribadisca, sempre con molta calma, che qualora fosse stata sua intenzione offendermi non ci stava riuscendo, visto che per me l’epiteto “sbirro” non rappresentava una offesa. Mi limito ad aggiungere che continuavo a non comprendere la sua agitazione. Così gli chiedo se non fosse contento della visita del Papa in quel luogo e se non fosse contento di affacciarsi al balcone e vedere la piazza sgombra di auto, risistemata, pulita e con le aiuole fiorite. Capita che lui mi risponda che non gliene fotte niente del Papa e che io gli avevo tolto “l’identità” facendo persino cambiare nome alla Piazza, aggiungendo che non solo avevo precluso l’accesso delle auto su metà marciapiede, ma che ora stavo esagerando e me ne stavo approfittando”.