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Salute: il cuore delle donne, spie ‘rosa’ predicono il rischio

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Milano, 28 set. (AdnKronos Salute) – Non è vero che il cuore delle donne si difende da solo. Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di mortalità per le over 50, superando tutte le forme di tumori, incluso il cancro al seno. E oltre ai noti fattori di rischio, la donna ne ha di specifici, campanelli d’allarme tutti ‘rosa’, legati alla femminilità. Conoscerli può fare la differenza per giocare d’anticipo sulle malattie cardiovascolari e prevedere se il loro cuore rischia di più. Ed è con questo obiettivo che il Centro cardiologico Monzino di Milano accende i riflettori sul tema sabato 29 settembre, Giornata mondiale per il cuore, in un incontro pubblico con medici e ricercatori impegnati in ‘Monzino Women’, il progetto dell’ospedale dedicato alla prevenzione delle malattie cardiovascolari nelle donne.
L’appuntamento, promosso in collaborazione con il Comune di Milano, parte alle 10 a Palazzo Clerici. I numeri “contraddicono il concetto diffuso secondo cui le donne sono protette nei confronti delle malattie cardiovascolari. In realtà durante il periodo fertile della loro vita le donne sono davvero a minor rischio di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto all’uomo, ma questa protezione scompare dopo la menopausa, quando gli ormoni femminili estrogeni vengono meno – dichiara Elena Tremoli, direttore scientifico dell’Irccs milanese. “Osserviamo così che le donne sviluppano malattie cardiovascolari con circa 10 anni di ritardo rispetto agli uomini, ma quando succede avviene in maniera più grave. Lo evidenziano i numeri: il 38% delle donne che ha avuto un infarto perde la vita entro un anno, rispetto al 25% degli uomini”.
Ma per contrastare questi dati le donne possono fare molto, secondo le evidenze scientifiche. Oltre ai fattori di rischio comuni a tutta la popolazione ce ne sono di specifici. “Un primo aspetto da sottolineare – spiega Daniela Trabattoni, responsabile di Monzino Women – è che nelle donne i fattori di rischio classici per malattie cardiovascolari, come fumo di sigaretta e obesità, hanno effetti diversi. Basta che una donna fumi un terzo delle sigarette di un uomo per avere lo stesso impatto su cuore e vasi sanguigni”. Inoltre “riscontriamo una maggiore incidenza di obesità e di sindrome metabolica nel sesso femminile, e questo dato incrementa del 50% il rischio di coronaropatia nella donna”.
Ci sono poi fattori esclusivamente rosa correlati a un maggiore rischio cardiovascolare dopo la menopausa. “Alcuni problemi ginecologici, come l’ovaio policistico, oppure legati alla gravidanza, come il diabete mellito gestazionale, i parti pretermine, la poliabortività, ma anche i trattamenti chemio e radioterapici per il tumore del seno, o ancora le malattie infiammatorie, autoimmuni ed endocrinologiche come ad esempio l’artrite reumatoide, le tireopatie e l’osteoporosi”. Si tratta di ‘spie’ che in realtà “offrono un vantaggio di prevenzione: rivelano che quel cuore ha bisogno di un’attenzione speciale per essere protetto al meglio”, rassicura Trabattoni.
In tutto questo non va dimenticata la mente, che con la salute del cuore ha un legame profondo, specie nelle donne. “Ricordiamo per esempio – sottolinea Trabattoni – che la sindrome di tako-tsubo, chiamata anche cardiomiopatia da stress ma più nota come sindrome del cuore infranto o del crepacuore, è un’entità clinica che si sviluppa in seguito a un forte stress psichico e si manifesta con tutti i segnali tipici dell’infarto. Anche l’elettrocardiogramma e i valori degli enzimi cardiaci risultano alterati, ma quando analizziamo le coronarie non si evidenzia nessuna ostruzione: è una forte emozione, o un dolore lacerante, un lutto, un grande spavento che porta il cuore a soffrire. Questa sindrome colpisce le donne 9 volte di più degli uomini”.
Altro elemento: “Le donne, e quelle in menopausa in particolare, sono più soggette degli uomini a disturbi depressivi o ansiosi, a loro volta fattori di rischio significativi per l’insorgenza della malattia cardiovascolare e per una sua prognosi negativa – afferma Alessandra Gorini, responsabile dell’Unità di Psicocardiologia del Monzino – Poiché i dati sulla popolazione italiana sono scarsi, nell’ultimo anno ci siamo dedicati a valutare in maniera sistematica le caratteristiche psicologiche dei pazienti ricoverati nel nostro ospedale e delle donne che hanno aderito al programma di screening cardiovascolare Monzino Women. Tra le evidenze riscontrate, abbiamo potuto confermare che le donne ricoverate per malattie cardiovascolari presentano più frequentemente degli uomini patologie ansiose e depressive (depressione: 6% uomini, 15% donne; ansia: 19% uomini, 28% donne) e che la presenza di queste patologie, sia negli uomini che nelle donne, è correlata a un maggiore tempo di degenza in ospedale”.