Home Nazionale Sanità: Anaao, in 10 anni evaporati 70 mila posti letto

Sanità: Anaao, in 10 anni evaporati 70 mila posti letto

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Roma, 27 giu. (AdnKronos Salute) – “L’ingegneria istituzionale del Servizio sanitario nazionale ha concepito l’organizzazione del rapporto tra rete ospedaliera e territoriale attraverso un unico filo conduttore di programmazione, l’abbattimento della dotazione dei posti letto. Sono evaporati in 10 anni oltre 70 mila posti letto, con conseguente crollo del rapporto con gli abitanti sotto la media europea, specie nelle regioni del Sud che nemmeno riescono a raggiungere lo standard nazionale nel vuoto di politiche attive per le cure primarie”. Lo denuncia Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao-Assomed, a Roma nella sua relazione all’apertura del 24esimo Congresso nazionale del sindacato, incentrato sui temi della sostenibilità e capitale umano del Servizio sanitario nazionale.
“L’allungamento delle liste di attesa e il sovraffollamento dei pronto soccorso sono divenuti luoghi simbolo del fallimento di politiche sanitarie recessive – afferma il segretario – Sono un dramma quotidiano che cittadini e medici devono affrontare costretti su fronti opposti. L’ospedale è diventato un luogo dove è difficile entrare, ma ancora più difficile uscire”.
Un punto nervo scoperto per Troise è quelle delle aziende sanitarie. “Il processo di aziendalizzazione è giunto al capolinea – sostiene – e continua per puro ordine di servizio. Un modello di governance concepito e organizzato a partecipazione professionale e responsabilità sociale assente, con le aziende sanitarie trasformate in Ogm dove l’adozione degli strumenti della gestione privatistica non ha migliorato né il saldo economico né la qualità del servizio reso”.
In buona sostanza, secondo il segretario dell’Anaao “l’azienda sanitaria si è evoluta in un specie diversa, trasformandosi in un contenitore di anonimi fattori produttivi (i professionisti), costosi processi di produzione (le cure e l’assistenza) e consumatori sempre più esigenti (gli utenti), in un mix di costi in crescita e ricavi in diminuzione con bilanci che bisogna far quadrare comunque”.
La ricetta per uscirne, “affinché non siano solo i conti a tornare, ma anche l’esigibilità di un diritto fondamentale a cure efficaci, appropriate, sicure e di qualità”, è per il sindacato una questione centrale. Serve “ridisegnare l’azienda sanitaria in ragione dei suoi fini, valutando con correzioni e integrazioni l’ipotesi del modello delle aziende pubbliche di servizi alla persona. Si tratta – illustra nella sua relazione Troise – di pensare a una azienda speciale che renda partecipi delle decisioni i portatori degli interessi del territorio di riferimento (in primis gli enti locali e i cittadini), oltre che i medici e gli altri professionisti, tarata sulla complessità clinica e sul riconoscimento di un management professionale”.
“Dobbiamo rivendicare responsabilità e autonomia nell’esercizio di un ruolo insieme con forme di partecipazione, attraverso gli organi di rappresentanza della professione – conclude – ai modelli organizzativi e operativi aziendali, perché non accettiamo di essere gestiti senza alcun potere negoziale e di doverci adattare alle necessità aziendali tirandoci fuori dai codici etici e deontologici”.