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Sondaggisti: “Gli italiani vogliono restare in Europa”

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Roma, 28 mag. (AdnKronos) – Gli italiani vogliono restare nell’Unione europea. In caso di referendum i pro Ue sarebbero tra il 60 e il 70%. A sottolinearlo sono alcuni sondaggisti interpellati dall’Adnkronos dopo la fumata nera del governo M5S-Lega, e l’ipotesi di un voto anticipato con il tema dell’Europa e dell’euro al centro del confronto tra le forze politiche. “In questo momento Salvini può contare su una popolarità che supera il 50%, il che significa che almeno un italiano su due lo apprezza”, dunque l’attuale campagna elettorale “sembrerebbe una strada aperta per lui”, spiega all’Adnkronos Renato Mannheimer, sociologo e sondaggista. Ma una cosa è certa, aggiunge, “gli italiani vogliono restare in Europa, tant’è che se oggi si facesse un referendum sul tema, il 60% esprimerebbe la volontà di non uscire dall’euro. Infatti, “la fiducia verso l’Ue, dopo la caduta dello scorso anno, negli ultimi mesi è in crescita”.
Quanto al M5S, continua Mannheimer, “continuerà ad avere appeal su quella parte di elettorato che si scaglia contro ‘i poteri forti'”, i consensi dunque in vista di un eventuale ritorno alle urne a breve rimarranno “stabili o diminuiranno di poco”.
Nella prospettiva della sfida ‘Europa sì, Europa no’, secondo Nicola Piepoli, sondaggista e fondatore dell’omonimo Istituto di ricerche e opinione, non vi è dubbio che oggi come oggi “vincerebbe l’Europa”. “Il 70% degli italiani è contrario all’uscita”, sottolinea Piepoli a giudizio del quale “non sarà appunto questo il tema della campagna, non conviene a Salvini”.
Il leader leghista, afferma Piepoli, “può oggi contare su un bacino elettorale del 25%”, ma al Sud è il M5S che raccoglie la maggior parte dei consensi. “Con il 33%, è il primo partito – osserva il sondaggista – e quindi i Cinquestelle se ne guardano bene dall’andare contro l’Europa”, un tema che potrebbe spostare molto l’asse degli orientamenti, specie tra i più indecisi. Nella nuova partita, secondo Piepoli, i consensi per il Movimento Cinque Stelle “potrebbero scendere al 30%, ma va da sé che 3 punti non sono un crollo, semplicemente un ridimensionamento”. E poi è difficile che Salvini si scolli dalla coalizione e nell’ipotesi di un voto anticipato dunque “vincerà il centrodestra che è tutt’altro che antieuropeista”. Il Pd, invece, “conserverà un 20% dei voti”. Carlo Cottarelli? “E’ un moderatore e il presidente Mattarella è un saggio, sta dirigendo bene il Paese”, dichiara infine Piepoli.
“Finora abbiamo ascoltato dichiarazioni a caldo, difficile configurare uno scenario chiaro, bisognerà aspettare di vedere innanzitutto come si presenteranno le forze politiche nella campagna elettorale di fatto già iniziata”, dichiara Maurizio Pessato, presidente dell’Istituto di ricerca Swg. La variabile che “può determinare cambiamenti importanti è l’unione o meno del centrodestra: nel caso in cui la coalizione resti unita, Salvini, con il contrappeso di Berlusconi, sarà costretto a ‘sfumare’ sull’Europa e puntare così alla maggioranza”. Intanto il leader leghista rilancia vecchi cavalli di battaglia: i barconi. “Salvini sa il fatto suo – continua Pessato – troverà modo di essere netto ma non dire automaticamente ‘no euro'”. Un tema che, d’altronde, non piace affatto alle imprese del Nord.
La campagna elettorale, secondo Pessato, sarà “molto pesante”. Il M5S per uscire dall’angolo “alzerà i toni – non a caso è partito già con l’impeachment – per puntare a maggiori consensi ed essere nuovamente arbitro”. Il Pd, aggiunge Pessato, “non può che cercare di giocare la carta della responsabilità per l’Italia, sperando così di accumulare qualche preferenza in più”.