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Economia Rock di Alan B. Krueger

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Economia Rock di Alan B. Krueger

LIBRI per TUTTE le ORECCHIE

Paesaggi Letterali Settimanali a cura di Roberto Fiorini

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E’ appena uscito per Rizzoli il saggio Economia Rock di Alan B. Krueger definito da Barack Obama “una voce fondamentale sui temi economici più urgenti”.

Alan Bennett Krueger era un economista americano, professore di economia politica presso l’Università di Princeton e ricercatore presso l’Ufficio nazionale di ricerca economica.

Era perché nel mese di marzo è scomparso a 58 anni, suicida, nella sua abitazione vicino all’Università di Princeton dove aveva insegnato per trent’anni, eccezion fatta per quelli, sempre e comunque intensi, passati al governo.

Al Dipartimento del Lavoro, al Tesoro, infine quale capo-consigliere economico della Casa Bianca di Barack Obama.

Una lunga storia da economista progressista ma senza paraocchi.

Da economista del lavoro vicino al lavoro, impegnato nella ricerca empirica.

Che si sforzava di capire la sofferenza umana: parlò del dolore e della fatica di chi è disoccupato e deve trovare impiego.

Della spirale tra disoccupazione, emarginazione dal mercato del lavoro e abusi di farmaci e droghe (scoprì tra lo shock generale che metà di coloro che sono fuori dalla forza lavoro usano quotidianamente anti-dolorifici).

E ancora della soppressione di compensi e carriere provocata dalla diffusione tra le aziende di clausole di non concorrenza per i dipendenti a più bassi salari.

Alan Bennet Krueger
Alan B. Krueger

Rockonomics parla di musica, di quel linguaggio potente e universale, capace di attraversare barriere geografiche, politiche e sociali per parlare a ciascuno di noi.

Musica che riesce a tenerci compagnia, a regalarci un sorriso o una stretta al cuore, talvolta può persino cambiarci la vita.

Ma la musica non è solo questo: è anche un grande mercato, una forza trainante dell’economia e, in fin dei conti, un lavoro per decine di migliaia di persone.

Oltretutto, è stato uno dei primi settori a doversi scontrare con le grandi innovazioni tecnologiche degli ultimi anni.

Musicisti, cantanti, produttori, manager, tecnici del suono: ciascuno di loro, a tutti i livelli, ha visto cambiare il proprio mestiere con l’arrivo del digitale e dei servizi di streaming, legati a doppio filo alle complesse norme su proprietà intellettuale e royalties.

Non a caso, persino per superstar del calibro di Paul McCartney il grosso degli incassi proviene ormai dalle performance live anziché dalle vendite discografiche!

Unendo ad una narrazione veloce ed immediata un gran numero di interviste, Alan Krueger riesce a portare il lettore dietro le quinte di questo showbusiness, raccontando il mondo della musica con il piglio dell’appassionato e la competenza dell’economista di primo livello.

Economia Rock edito da Rizzoli
Economia Rock edito da Rizzoli

Come funziona l’industria musicale?

Chi guadagna?

Quanto?

E come?

Ma, soprattutto: cosa può insegnarci questo universo sul mondo del lavoro e dell’economia più in generale?

Sulla crisi passata e odierna, sulle difficoltà di impiego, sulle disuguaglianze sociali e sul modo per superarle?

Alan B. Krueger è una sorta di Keynes moderno, l’esempio di come un grande economista possa mettere la propria intelligenza a disposizione di chi deve prendere decisioni che condizionano il benessere di milioni di persone.

O, in questo caso, a disposizione di chi vuole capire meglio la musica, e il mondo attraverso di essa.

Secondo l’economista le regole che governano l’industria discografica sono le stesse che plasmano le condizioni economiche.

La sua, dunque, è una lezione sulla rockonomics poiché la musica è un micro-cosmo che riflette quello che succede nell’economia americana allargata.

E l’economia americana assomiglia sempre di più al modello “il vincitore prende tutto”, tipico dell’industria discografica.

Come nella musica, dove il grosso del giro d’affari è catalizzato da una manciata di artisti, anche negli Stati Uniti, la maggior parte delle risorse sono in mano a un numero limitato di famiglie.

Mentre la maggioranza fatica a tenere il passo, la condizione di chi ha fortuna e talento continua a migliorare.

E non è facile individuare la differenza fra queste due variabili, come dimostrano Bob Dylan ed Elvis Presley che inizialmente erano stati rifiutati dalla Columbia Records.

La tecnologia non ha fatto che accelerare le differenze.

Nell’ambito discografico, infatti, la diffusione dell’Mp3 ha volatilizzato i guadagni dai dischi venduti e, dall’altra parte, ha permesso alle rock star di raggiungere un pubblico sempre più ampio.

Rockonomics di Alan B. Krueger
Rockonomics di Alan B. Krueger

Gli Stati Uniti vivono una situazione di sperequazione sociale molto vicina all’ineguaglianza degli anni Venti.

Nell’ultimo secolo, infatti, l’economia americana è stata governata da una sorta di “patto sociale” in base al quale tutti gli incrementi dell’economia sarebbero stati suddivisi fra i cittadini.

Un approccio rafforzato dopo la Seconda Guerra Mondiale che ha retto fino alla fine degli anni Settanta, grazie a un sistema fiscale progressivo, al ruolo dei sindacati e all’aumento dello stipendio minimo.

Il patto sociale è stato una buona cosa per il business così come è stato una buona cosa per l’economia, però a partire dagli anni Ottanta questo accordo ha iniziato a sgretolarsi e, da allora, il divario fra chi guadagnava di più e chi guadagnava di meno ha cominciato a farsi sempre più ampio.

Gli Stati Uniti non sono un caso isolato: anche in Francia, Regno Unito e Svezia, l’ineguaglianza ha continuato a crescere, ma con aumenti di pochi punti percentuali, rispetto alla doppia cifra degli Stati Uniti.

Abbiamo raggiunto un punto in cui l’ineguaglianza sta danneggiando l’economia perché l’ineguaglianza non arriva da sola, ma è accompagnata da alcuni fenomeni.

In particolare, Krueger ne evidenzia tre: la bassa mobilità sociale, per cui è sempre più difficile per i giovani delle classi più povere riuscire ad emergere; la necessità per la classe media di ricorrere al credito per cercare (senza riuscirci) di mantenere il proprio livello di consumo. Infine, il rallentamento della crescita economica, perché calando il potere di acquisto calano anche i consumi.

Un libro davvero molto interessante.