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Grande serata ieri organizzata dal Rotary Club Arezzo in interclub con gli altri club del territorio aretino

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Grande serata ieri organizzata dal Rotary Club Arezzo in interclub con gli altri club del territorio aretino
Rotary Club Arezzo

Beretta: “L’azienda oggi tra tradizione e innovazione tecnologica” 

L’intervento del presidente della storica impresa italiana eccellenza mondiale per la produzione di armi professionali da caccia e da competizione

Quasi cento persone socie dei club Rotary aretini. Sala piena e pienamente soddisfatta, ieri, martedì 5 febbraio, alla fine dall’incontro con un relatore davvero d’eccellenza: Franco Gussalli Beretta, presidente dell’omonima fabbrica italiana di armi professionali e sportive, vanto mondiale della nostra manifattura d’élite, che ha parlato del tema: “L’azienda oggi tra tradizione e innovazione tecnologica”.

“Come Rotary Club Arezzo, in questo caso in Interclub con gli altri club aretini – spiega Marco Becucci, presidente del Rotary club Arezzo – ci piace, come è noto, valorizzare la nostra città, promuovendo iniziative benefiche, per i giovani o per il restauro del monumenti, ma ci piace anche, come in questo caso, dare lo spazio giusto all’imprenditoria che dà lustro al nostro Paese, incontrando portatori di esperienze magnifiche e significative come Franco Beretta, che questa sera ci ha veramente illuminato su questo aspetto descrivendo lo storico impegno artigiano ed industriale di una fabbrica che fa onore all’Italia”.

Alla serata, oltre a Rotary Club Arezzo, erano rappresentati il Rotary Club Casentino, con il presidente Roberto Francalanci, il Rotary Club Cortona, con il presidente Cristian Zeni, il Rotary Club Valdarno, con il presidente Luca Crociani e l’ Inner Wheel Arezzo, con la presidente Sonia Ghezzi.

Come ha potuto infatti raccontare lo stesso Beretta ad una platea attenta e partecipante, la Beretta vanta una storia di continuità familiare i cui inizi risalgono al 3 ottobre 1526, data riportata su una ricevuta di pagamento per 185 canne d’archibugio fornite da Bartolomeo Beretta “da Gardone Val Trompia, territorio bresciano”all’Arsenale di Venezia, oggi conservata nell’archivio di Stato di Venezia.

La Fabbrica d’Armi Pietro Beretta fa parte di Beretta Holding, società che nel 2017 ha realizzato quasi 700 milioni di ricavi: i mercati in cui opera sono la caccia, lo sport, la difesa e l’ordine pubblico, con una relativa offerta di prodotto a 360° che comprende armi,abbigliamento, accessori e ottiche. I siti produttivi sono in Italia, Stati Uniti, Finlandia, Spagna, Germania, Turchia e Cina ed occupano circa tremila collaboratori. Gli ultimi due nuovi stabilimenti si trovano entrambi in USA, il primo a Gallatin, in Tennessee per le armi Beretta, ed il secondo a Dayton Ohio per optronica.

Nella sede di Fabbrica d’Armi Pietro Beretta, la sede storica e ancora oggi la realtà più importante del gruppo come sempre attiva a Gardone Val Trompia, operano 757 addetti, con una produzione di circa 1500 pezzi al giorno che copre quasi tutta la gamma di armi portatili: sovrapposti e paralleli da caccia e da tiro in diversi calibri e con livelli di finitura differenti, pistole semi automatiche, carabine e fucili automatici. La produzione sportiva (caccia e tiro) copre circa il80% del totale; le esportazioni superanoil 90% della produzione e interessano un centinaio di paesi.

Quanto alla produzione militare, da più di 100 anni le armi Beretta sono in dotazione alle Forze Armate e Forze di Polizia Italiane e di innumerevoli altri paesi. Il più significativo successo nel settore delle pistole è rappresentato dall’acquisizione della Beretta serie 92 da parte delle Forze Armate e dalle Polizie di Stato Americane (dal 1985).

Beretta da sempre è attenta al sociale, in passato con la costruzione di asilo, colonia, casa di riposo e più recentemente con la creazione della Fondazione per la ricerca sul cancro. Negli ultimi cinque anni – infine – Beretta e Safari Club International Foundation (la fondazione, che ha sede a Reno in Nevada ed è attiva da 47 anni) hanno collaborato per creare il Conservation Leadership Award, premio dedicato a soggetti, o gruppi di persone, che contemperino la figura del cacciatore-ambientalista e contribuiscano all’impegno di conservazione, educazione e attenzione alle popolazioni delle aree di caccia, sia in termini di tempo che di risorse finanziarie.